Bevande: aumento del succo, sparisce la data certa per l’entrata in vigore del decreto

Calabria Attualità

“Vergognoso l’atteggiamento del Governo nazionale sull’entrata in vigore dell’aumento del succo nelle bibite. Una beffa per tutti i cittadini. Il Governo Nazionale baratta la salute dei cittadini con gli interessi di pochi che continuano ad arricchirsi. Prima la norma viene inserita da parte del Governo Nazionale, nel Decreto Legge sulla Salute, riconoscendone quindi la portata, in termini di prevenzione sanitaria, poi nella stesura finale del decreto legge, sparisce la data certa (era il 1 gennaio 2013) per l’entrata in vigore. – Lo comunica in un comunicato stampa Coldiretti Calabria - La norma, sulla quale molto si è discusso nella commissione Agricoltura della Camera che aveva ricevuto anche parere favorevole dalla commissione sanità, mantiene comunque l’obbligo di aumentare al 20 per cento (dal precedente 12%) la percentuale di succo naturale nelle bibite. “Una vera e propria beffa per i cittadini ed il sistema delle imprese agricole ed agroalimentari e delle industrie di spremitura, che gravitano attorno alla filiera agrumicola – commenta un furibondo Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria”.

Prima si parla e scrive di migliorare concretamente la qualità dell’alimentazione, consumando più frutta per ridurre malattie legate all’obesità che sono responsabili del 7 per cento dei costi sanitari poiché si collegano a gravi patologie e poi all’atto pratico, ci si contraddice. Uno “strano” cambiamento del governo nazionale. Il sospetto che è quasi una certezza è che le lobby delle bibite, hanno avuto in mano dal Governo “la penna” per riscrivere la norma. È una vergogna che il Governo, baratti la salute dei cittadini con gli interessi di pochi che continuano ad arricchirsi. Attenzione – continua Molinaro – che la campagna agrumicola è alle porte e vi è il forte rischio di non risolvere il problema della catena di sfruttamento all’interno della filiera. Coldiretti ha tenuto desta l’attenzione sulla problematica ottenendo, grazie ai cittadini-consumatori un risultato storico. convinta anche che la mancanza di equità e di giustizia sociale in questo settore dipenda in larga parte dalla mancata remunerazione del succo delle arance.

Al Parlamento chiediamo che in sede di conversione del decreto Legge, ci sia una levata di scudi per cancellare questa pagina assurda ripristinando la data certa di entrata in vigore del provvedimento prevedendo l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del succo come disciplinato dalla Legge n. 4/2011. Il metodo seguito dal governo –conclude Molinaro - pensavamo appartenesse ormai al passato evidentemente tutti i cittadini devono ricredersi”.


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