Coldiretti: azienda innalza percentuale di succo italiano nelle aranciate
La più bella notizia che ci consegna Expo Milano. E adesso la certificazione etica
Grande soddisfazione della Coldiretti perché una primaria e notissima azienda a dimensioni internazionali (San Pellegrino s.P.A)) ha innalzato, su base volontaria, la percentuale di succo di arance nelle aranciate al 20% come testimonia l’etichetta sulle aranciate già in vendita. “Chi la dura la vince, commenta Pietro Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria, che dal dicembre 2010, dopo i gravi fatti di Rosarno, aveva iniziato questa battaglia per modificare una Legge del 1961 che fissava la percentuale di succo nelle bibite al 12%.
Un braccio di ferro con le potenti multinazionali delle bollicine che, sotto lo slogans “Non lasciamo sola Rosarno coltiviamo gli stessi interessi” è iniziato proprio in Calabria e può rappresentare una svolta per l’agrumicoltura italiana. Ricordiamo che della vicenda si era occupata anche la stampa internazionale proprio a seguito della catena di sfruttamento in cui gli schiavi della filiera agrumicola sono gli agricoltori, i lavoratori e trasformatori.
“No all’aranciata che spreme agricoltori, lavoratori e inganna i consumatori”: questo è stato il grido di Coldiretti Calabria che ha portato nelle piazze ricevendo enorme consenso da migliaia di agricoltori, lavoratori, cittadini e rappresentanti delle istituzioni locali, regionali e nazionali. “Si è rotto il fronte degli industriali delle bibite e forse – commenta Molinaro – questo è il miglior regalo che ci consegna Expo Milano.
Litri di parole e di pressioni le più disparate, quelle delle multinazionali (per esse Assobibite nelle audizioni in parlamento) che nonostante tanti pronunciamenti e disposizioni di legge da parte del parlamento Italiano che ha votato all’unanimità la legge 161 del 30 ottobre 2014 che prevede l'aumento al 20% di succo di arance nelle aranciate tengono bloccato l’iter di perfezionamento definitivo che deve concedere l’Unione Europea.: adesso è giunto il momento per il si definitivo.
Ora bisogna andare avanti – rilancia Molinaro – abbiamo l’esigenza di una certificazione etica in etichetta sia per annientare il caporalato e poi riconoscere agli agricoltori un prezzo giusto ed equo che non sottopaga le arance, a 7 centesimi al kg. Siamo – conclude – ad un punto cruciale affinchè, in trasparenza e legalità, si interrompa la catena di sfruttamento che sottopaga il lavoro ed il suo prodotto. Per la Piana di Gioia Tauro - Rosarno, si aprono adesso prospettive interessanti.