Ecomafia: Lombardia prima regione del nord, giro d’affari 450 mln
Prima regione del Nord per numero di reati contro l'ambiente, all'ottavo posto della classifica nazionale con oltre 1600 reati, il 4,8% del totale del Paese, e con 1442 persone denunciate, 100 in più dell'anno scorso. La fotografia della criminalità ambientale in Lombardia, scattata dal rapporto annuale di Legambiente sulle ecomafie, non è affatto lusinghiera. La regione ha compiuto, infatti, un vero e proprio balzo in avanti per quanto riguarda, ad esempio, il ciclo illegale di rifiuti, scalando dieci posizioni in soli due anni: in questo 2012, la Lombardia è quarta con 340 infrazioni (6,4% del totale nazionale).
Scenario simile sul fronte del ciclo del cemento e, in particolare, quello del movimento terra, che è il settore economico in cui la 'ndrangheta detiene in Lombardia il primato assoluto. Tra abusivismo edilizio, appalti pubblici truccati, escavazioni illegali nei fiumi hanno fatto contare 344 reati, 455 persone denunciate e 23 sequestri. Numeri che hanno anche un risvolto economico che Sergio Cannavo', responsabile Ambiente e Legalità di Legambiente Lombardia, ha sintetizzato con una stima di "più di 450 milioni di euro" in termini di denaro movimentato dalle ecomafie in Lombardia. Sull'importanza di un simile rapporto si è soffermata questa mattina a Palazzo Marino Anna Canepa, della direzione Nazionale Antimafia, che ha rilevato come sia "prezioso" perché "serve a dare consapevolezza, attraverso la conoscenza", e quindi "permette di pensare a strategie di contrasto ai fenomeni della corruzione e della criminalità organizzata". Due facce della stessa medaglia, due mali che procedono a braccetto, perché l'illegalità trova spazio dove qualcuno lo concede.
Ne è un esempio chiaro proprio la Lombardia che è, ha fatto notare Canepa, "all'ordine delle cronache con tutte le sue contraddizioni. È ormai cronaca quotidiana - ha aggiunto - il coinvolgimento dei politici lombardi nei reati di corruzione. Ai politici milanesi, inoltre, non è stata contestata solo la corruzione, ma anche il concorso esterno, e questo è un passaggio significativo". Sono, quindi, i grandi filoni del cemento e del traffico illegale dei rifiuti i settori in cui "la criminalità ha colonizzato pezzi di territorio attraverso comitati d'affari". Ma oltre alle responsabilità soggettive, Anna Canepa ha indicato falle a monte del sistema: "Intanto, siamo tutti contrari in queste materie a liberalizzazioni sommarie. In secondo luogo, ci vuole il legislatore che fino ad ora ha lasciato inalterati i tempi di prescrizione dei reati ambientali; poi, non viene data adeguata tutela penale all'ambiente con, ad esempio, sanzioni efficaci. Per riconquistare la fiducia - ha concluso - la classe politica deve esprimere e tutelare il diritto delle persone, a partire dalla salute e dall'ambiente".
Visione condivisa da Cannavo' che, tra l'altro, chiede "maggiori risorse per le forze dell'ordine", interventi "perché i processi smettano di concludersi con un nulla di fatto" e la riforma del "sistema dei controlli", rendendoli maggiormente capillari. A dare, invece, un'idea della “testardaggine” del Comune di Milano nella lotta alla mafia in generale, e all'ecomafia nel caso specifico, è stato il sindaco, Giuliano Pisapia. "Sono dati terrificanti - ha detto -, ma che è opportuno conoscere. L'ecomafia rischia di fare più morti di quella che spara perché attacca beni più preziosi come l'acqua e l'aria. È un fenomeno che si può e si deve debellare. Sebbene possano esserci tentativi di infiltrazione, deve essere chiaro che la mafia a Milano non passa".