Giovane bruciato vivo: uno sconto di pena in appello
Si è concluso con una condanna a 30 anni di reclusione confermata e una a 16 anni scontata a 12 il secondo processo d'appello a carico di Emanuele Caruso e Pietro Mazzotta, imputati per l'omicidio aggravato di Cristian Galati, 24enne di Filadelfia (Vibo Valentia). La Corte d'assise d'appello di Catanzaro ha riconosciuto a Mazzotta le attenuanti generiche, negate in primo grado, che gli sono valse la riduzione della condanna.
I giudici hanno così accolto parzialmente la richiesta del sostituto procuratore generale, Raffaela Sforza, che li aveva sollecitati a lasciare immutata la sentenza con la quale, il 16 febbraio del 2010, al termine dei giudizi abbreviati, il giudice dell'udienza preliminare di Lamezia, Terme Barbara Borelli, riconobbe Mazzotta e Caruso colpevoli della morte del giovane Galati, picchiato brutalmente, preso a martellate, legato ad un albero e poi bruciato vivo a Curinga (Catanzaro), la notte del Capodanno 2009, condannò a 16 anni Mazzotta, accusato di aver "collaborato" all'uccisione, e a 30 anni Caruso, che avrebbe materialmente bruciato vivo il coetaneo, e che in fase di indagini confessò di essere l'autore dell'atroce delitto, condannandoli anche a risarcire i danni alle parti civili, cui sono state riconosciute provvisionali per un totale di 280.000 euro (70.000 euro ciascuno ai genitori della vittima, e 35.000 euro a ciascuno dei fratelli).
Quella prima sentenza era stata radicalmente modificata una prima volta dalla Corte d'assise d'appello (presidente Fortunato Rosario Barone, consigliere Marco Petrini) che, il 5 aprile 2011, in parziale accoglimento delle richieste dei difensori dei due imputati - Franco Giampà e Arturo Bova per Mazzotta, e Francesco Gambardella per Caruso - aveva assolto Mazzotta "per non aver commesso il fatto", ed ha escluso per Caruso l'aggravante della premeditazione, riconoscendo per lui le attenuanti generiche equivalenti alla seconda aggravante e dunque riducendo la pena a 15 anni di reclusione.
La Procura ha poi proposto ricorso in Cassazione, e il Giudice supremo ha annullato la pronuncia di secondo grado rinviando gli atti a Catanzaro per un nuovo giudizio d'appello, conclusosi oggi. Per lo stesso omicidio, in sede dibattimentale, è stato ritenuto colpevole anche un terzo giovane, Santino Accetta, 32 anni, condannato a 22 anni di reclusione con sentenza del 9 giugno 2011 poi confermata in appello il 7 novembre scorso. Secondo la pubblica accusa Galati sarebbe stato ucciso per i suoi contrasti proprio con Accetta, il quale lo avrebbe tra l'altro accusato di avergli bruciato l'auto e minacciato di fargliela pagare. (AGI)