Continua il processo per il giovane ucciso e bruciato nel catanzarese
Superato il rischio azzeramento nel processo a carico di Santino Accetta, di 32 anni, imputato per l'omicidio aggravato di Cristian Galati, il 24enne picchiato brutalmente, legato ad un albero e poi bruciato vivo a Curinga (Catanzaro), nel gennaio scorso. Le parti, oggi, hanno dato il consenso a proseguire nonostante uno dei giudici della Corte d'assise di Catanzaro sia cambiato, ma ponendo alcune condizioni. Prima che si passi alle discussioni conclusive, dunque, dovra' tornare in aula a testimoniare Pietro Mazzotta, uno dei tre giovani, tutti di Filadelfia (Vibo Valentia), imputati per l'omicidio di Galati. Mazzotta, che e' gia' stato condannato a 16 anni di reclusione con rito abbreviato, dovra' essere risentito al processo dibattimentale a carico di Accetta, l'unico per cui pende ancora il giudizio. Oltre a Mazzotta, anche altre due persone dovranno essere sentite, su richiesta della difesa, alla prossima udienza del 22 febbraio. Gia' una prima volta il giovane Mazzotta e' comparso in aula, dove ha confermato le accuse per se stesso, per Accetta, e per Emanuele Caruso - terzo coimputato, gia' condannato a 30 anni anche lui con abbreviato -, raccontando che il giorno in cui Cristian fu ucciso, lui e Caruso erano andati a prenderlo in macchina, e piu' tardi avevano caricato anche Accetta prima di recarsi nel luogo del martirio dell'amico dei primi due. Un racconto in contrasto con le dichiarazioni di Caruso, che in fase di indagini confesso' di essere l'autore dell'atroce delitto, sostenendo di aver portato a termine da solo il disegno di morte di Galati, anche se poi in aula, lo scorso 19 gennaio, si avvalse della facolta' di non rispondere alle domande della Corte d'assise di Catanzaro, del pubblico ministero Alessandra Ruberto, degli avvocati di parte civile (Leopoldo Marchese difende i genitori di Cristian, i fratelli e una sorella, mentre l'altra sorella e' difesa da Luca Scaramuzzino), e dei difensori di Accetta, gli avvocati Davide Dell'Aquila e Francesco Galati. Ma secondo la pubblica accusa Accetta avrebbe partecipato eccome all'assassinio di Galati, il quale sarebbe stato ucciso proprio per i suoi contrasti con il primo, che lo avrebbe tra l'altro accusato di avergli bruciato l'auto. Il racconto di quest'ultimo particolare e' stato fatto in aula anche dai genitori della vittima che, sentiti nel corso del dibattimento, hanno detto di aver saputo dal figlio della minaccia che Accetta gli avrebbe fatto dopo che la sua macchina venne bruciata.