Gemelli uccisi nel catanzarese, slitta udienza preliminare
È slittata di una settimana la celebrazione dell'udienza preliminare a carico di Alberto Sia, Patrik Vitale, e Giovanni Catrambone, i tre giovani finiti in manette con l'accusa di concorso nel duplice omicidio dei fratelli gemelli 45enni Vito e Nicola Gratta', avvenuto l'11 giugno scorso a Gagliato (Catanzaro). Il rinvio si e' reso necessario, oggi, per questioni tecniche poiché, come ha fatto rilevare in aula uno dei difensori degli imputati, l'avvocato Gregorio Viscomi (rappresenta Vitale, mentre Salvatore Staiano e Sergio Rotundo difendono Sia, e Giovanni Caridi e Felice Siciliano difendono Catrambone), nonostante la richiesta di avere le bobine delle intercettazioni avanzata alla Procura dopo l'emissione dell'avviso di conclusione delle indagini, queste ultime sono giunte alla difesa solo dopo la richiesta di rinvio a giudizio, e dunque senza che i legali potessero utilizzarle per predisporre la difesa. Di qui la richiesta di Viscomi di dichiarare le intercettazioni inutilizzabili, che però il giudice, Abigail Mellace, ha respinto. A questo punto su accordo tra il penalista e lo stesso pubblico ministero l'udienza e' stata spostata a giovedì prossimo, in modo che gli avvocati abbiano il tempo di ascoltare le bobine.
Gli imputati per i quali e' stato chiesto il processo sono Alberto Sia, 26 anni, di Soverato, avvisato orale di pubblica sicurezza e figlio di Vittorio Sia, 51 anni, il presunto boss ucciso in un agguato il 22 aprile scorso; Patrik Vitale, 26 anni, di Satriano e Giovanni Catrambone, 22 anni, di Montepaone, entrambi noti per reati minori. Sono stati condotti in carcere dai carabinieri il 2 luglio scorso, in esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla Procura distrettuale antimafia, che poi il giudice per le indagini preliminari distrettuale di Catanzaro, Emma Sonni, ha convalidato. I tre giovani - assieme ai quali e' stato indagato anche un minorenne -, secondo la tesi dell'accusa avrebbero partecipato alla ideazione e all'esecuzione dell'omicidio dei Gratta', maturato nell'ambito di una faida tra cosche per il controllo del soveratese, nonché del territorio a cavallo con le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia. Una delle vittime di questa guerra e' stato proprio Vittorio Sia, padre di Alberto, ed ora quest'ultimo e Vitale e Catrambone sono sospettati di aver rubato lo scooter utilizzato per l'agguato di chiaro stampo mafioso in cui sono stati freddati i due Gratta' - le ipotesi d'accusa per i tre sono di concorso in omicidio, furto aggravato, lesioni e porto abusivo di arma da fuoco -. Le intercettazioni e i riscontri investigativi hanno permesso ai carabinieri di verificare che i tre giovani avrebbero rubato lo scooter, dopo il duplice omicidio rinvenuto bruciato in località Pietà di Petrizzi, non distante dal luogo dell'agguato, e cioè in una zona che sarebbe sotto il controllo proprio di Sia e degli altri due fermati. Qui i militari hanno rinvenuto anche una pistola 9x19 con quattro colpi nel caricatore, pure bruciata, compatibile con quella utilizzata per l'agguato.