Gemelli uccisi a Gagliato: pg chiede conferma condanne
Si è conclusa con la richiesta di confermare le due condanne a venti anni di reclusione inflitte in primo grado la requisitoria del sostituto procuratore generale nell'ambito del processo d'appello a carico dei presunti assassini dei fratelli gemelli 45enni Vito e Nicola Grattà, avvenuto l'11 giugno 2010 a Gagliato (Catanzaro).
Il pg ha tenuto il proprio intervento oggi, dopo che i giudici della Corte d'assise d'appello di Catanzaro hanno negato l'accesso agli atti del processo dei documenti prodotti dalla difesa degli imputati contenenti le dichiarazioni rilasciate da un pentito alla Procura di Roma, che sono stati ritenuti ininfluenti. Il processo è stato infine rinviato all'8 aprile per le arringhe difensive.
La sentenza di primo grado per il duplice omicidio Grattà risale al 14 marzo del 2012, quando i giudizi abbreviati per i tre imputati si conclusero con due condanne a venti anni di reclusione e un'assoluzione.
Il giudice dell'udienza preliminare distrettuale ritenne colpevoli Alberto Sia, 27 anni, di Soverato, avvisato orale di pubblica sicurezza e figlio di Vittorio Sia, 51 anni, il presunto boss ucciso in un agguato il 22 aprile 2010, e Patrik Vitale, 27 anni, di Satriano, cui inflisse una condanna a venti anni di reclusione ciascuno (il pubblico ministero aveva invece chiesto due ergastoli), e scagionò con formula ampia Giovanni Catrambone, 23 anni, di Montepaone.
Gli imputati furono condotti in carcere dai carabinieri il 2 luglio 2010, in esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla Procura distrettuale antimafia, che poi il giudice per le indagini preliminari distrettuale convalidò.
I tre giovani - assieme ai quali è stato indagato anche un minorenne -, secondo la tesi dell'accusa avrebbero partecipato alla ideazione e all'esecuzione dell'omicidio dei Grattà, maturato nell'ambito di una faida tra cosche per il controllo del soveratese, nonché del territorio a cavallo con le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia. (AGI)