Omicidio fratelli Grattà, gip “provato coinvolgimento fermati”
"Le emergenze riepilogate, se unitariamente lette, consentono di ritenere provato - quantomeno in termini di gravità indiziaria e fatte salve ulteriori emergenze investigative - il coinvolgimento di Sia Alberto, Vitale Patrik e Catrambone Giovanni certamente nella fese logistica, di preparazione e predisposizione dei mezzi per la consumazione del duplice omicidio in danno dei gemelli Gratta' Vito e Nicola". E' questo uno dei passaggi piu' significativi delle 19 pagine dell'ordinanza con la quale il giudice per le indagini preliminari distrettuale di Catanzaro, Emma Sonni, ha convalidato i fermi e disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di Alberto Sia, 26 anni, di Soverato; Patrik Vitale, 26 anni, di Satriano e Giovanni Catrambone, 22 anni, di Montepaone, finiti in manette il 2 luglio con l'accusa di concorso nel duplice omicidio dei fratelli 45enni Vito e Nicola Gratta', avvenuto l'11 giugno scorso a Gagliato. A sostegno del proprio provvedimento, il gip sottolinea soprattutto che la chiave di lettura dei vari fatti ricostruiti nel quadro accusatorio "solo apparentemente scollegati fra loro, e' offerta dalle captazioni eseguite anche nell'ambito di altri procedimenti ed acquisite in atti. Da queste si desume come il rapporto intercorrente fra i malviventi va ben oltre quello che potrebbe apparire da un vincolo meramente amicale, connotato da stabile ed assidua frequentazione, sussistendo plurimi elementi da cui desumere, invece, l'esistenza di una vera e propria cointeressenza illecita, che li porta a condividere la programmazione di attivita' delittuose, la cui attuazione e' realizzata attraverso la predisposizione comune di uomini e mezzi". "In sostanza, cio' che, almeno indiziariamente, emerge dagli atti, e' che i tre fermati gravitano in un medesimo contesto criminale di ben piu' ampio respiro, che e' poi quello in cui si colloca l'assassinio di Sia Vittorio - padre di Alberto -, il tutto nell'ambito di un feroce scontro in atto fra gruppi contrapposti che si contendono il predominio nel controllo criminale nell'area territoriale". Proprio tale "inquietante contesto criminale" e "l'allarmante sequela omicidiaria che si e' innescata, senza sostanziale soluzione di continuita', nell'area del basso Jonio catanzarese e zone limitrofe", ed il "ritmo incalzante e la cadenza temporale ravvicinata dei delitti, secondo lo schema del cd. Botta e risposta, appare univocamente sintomatica di una recrudescenza in atto dello scontro tra gruppi criminosi operanti nelle predette aree" e cio', secondo il gip, "induce a ritenere quantomai concreto e attuale il rischio, in capo agli odierni pervenuti, di subire ritorsioni ad opera di esponenti della fazione avversa, con conseguente pericolo per la loro incolumita' personale: tanto vale a fondare il pericolo di fuga dei medesimi, i quali, al fine di sottrarsi al rischio di una rappresaglia in loro danno, avrebbero potuto allontanarsi, facendo perdere le proprie tracce". Questo, insieme agli esiti delle captazioni che dimostrerebbero come gli indagati abbiano la disponibilita' di armi, ed alla valutazione possano rendersi protagonisti di altri fatti delittuosi, ha indotto il giudice a ritenere che fosse necessario lasciare tutti e tre in carcere