Lavoro sommerso: commissione emersione, dati su Calabria non veri
“I dati diffusi dalla CGIA di Mestre sul Sommerso nelle regioni italiane sono dei dati lontani dalla realtà. Vogliono semplicemente avvalorare l’idea che il Mezzogiorno sia la “pecora nera” del Paese e il Nord invece ne costituisca l’area virtuosa”. Lo afferma Benedetto Di Iacovo, presidente della Commissione regionale della Calabria per l’emersione del lavoro non regolare replicando alla Cgia di Mestre che aveva relegato con le sue stime la Calabria all’ultimo posto della classifica nazionale per quanto riguarda la classifica sul sommerso in Italia.
“Si tratta – aggiunge Di Iacovo - di stime prive di contenuto scientifico e contraddittorie che vogliono maldestramente dimostrare che i mali della nostra economia sono tutti da attribuirsi al peso delle regioni meridionali. Non a caso i commenti a questi dati miravano a screditare l’economia meridionale, arrivando fino ad ipotizzare che per sanare il bilancio pubblico sarebbe stato sufficiente mandare la Guardia di Finanza a stanare gli “evasori” meridionali e soprattutto Calabresi”. Questa impostazione, sottolinea il presidente del’organismo collegiale della regione Calabria, “non solo è priva di qualunque motivazione scientifica, non solo è sbagliata dal punto di vista fattuale, ma è inoltre inaccettabile dal punto di vista politico perché tende a criminalizzare ingiustamente una parte dell’Italia. La commissione regionale della Calabria per l’emersione del lavoro non regolare, istituita ai sensi della Legge448/98 e regolamentata dalla L.R. 13/2012, analizza e studia da anni il fenomeno del sommerso producendo un rapporto annuale sullo stato dell’economia calabrese.
Il suo metodo di stima del sommerso è ormai testato da anni e giunge a risultati che sono diversi rispetto a quelli della CGIA e soprattutto sono in linea con quelle che sono le stime delle principali fonti statistiche accreditate (ISTAT, UnionCamere, Banca di Italia, Sindacati nazionali). La Commissione regionale da me presieduta – presegue Di Iacovo - è uno di quei soggetti Istituzionali che evidenzia da anni che il fenomeno del sommerso e del lavoro non regolare va attenzionato costantemente, sapendo che quando impenna va contrastato con determinazione e quando decresce, proprio perché si è sulla buona strada bisogna insistere per portarlo a livelli fisiologici. Per queste ragioni, considerato il particolare momento di crisi mondiale, nessuno nega che il dato del lavoro sommerso in Calabria sia ancora grave, ma su due punti non si può condividere l’analisi fatta dalla CGIA di Mestre”. Per il Presidente Di Iacovo “il primo punto riguarda il fatto che dai differenziali fra le regioni italiane emerge l’aspetto negativo solo al Sud quando invece il sommerso esiste anche nelle regioni del centro Nord, dove raggiunge valori consistenti, anche se probabilmente è un sommerso con origini e manifestazioni diverse. Un fenomeno, quello del Nord e del Nord Est in particolare, che mira solo all’indebito arricchimento di una classe di imprenditori che mal digeriscono anche solo l’idea di dover pagare le tasse. Infatti il rapporto della Uil nazionale individuava in Verona la città con il più alto tasso di sommerso in Italia ed uno spiccato aumento del fenomeno proprio in regioni come la Lombardia, il Veneto, la Liguria, la Campania, il Lazio.
Il secondo punto riguarda il fatto che il sommerso ed il numero dei lavoratori irregolari in Calabria è ormai in diminuzione da molti anni a seguito delle politiche messe in atto dai Governi regionali che si sono succeduti. Il trend decennale del sommerso è positivo ed evidenzia l’outlook effettivo di questo fenomeno nella nostra regione dove si registra una decrescita costante del fenomeno”. Dagli studi effettuati dalla Commissione si può evincere che il trend della diminuzione del lavoro sommerso e/o irregolare in Calabria, non solo è in continua regressione, ma è congiunto a partire dal 2004 con l’aumento dei consumi delle famiglie calabresi e del PIL ( fa eccezione solo il 2012 anche se stiamo ancora parlando di stime). Dal picco di 210.000 irregolari dell’anno 2004, si giunge al 2012 con 137.00 unità ed una diminuzione di 10 punti % e di 73.000 unità irregolari emerse.
Il gettito erariale diretto recuperato e disponibile – dice ancora Di Iacovo - per la regione in questi anni attraverso le politiche di emersione supera i 250 milioni di euro ed è questo un dato che dimostra che investire in politiche di emersione conviene. Non si può tacere, infine, sulla responsabilità che ha chi spara dati senza un fondamento di veridicità scientifica, tanto da portare gli organi di stampa a riportare dati non certificati da gli istituti preposti. Sparare notizie facendo riportare acriticamente dati, diffusi senza una precisa garanzia di scientificità, può costituire un danno per la Calabria e soprattutto avvalorare pericolose scuole di pensiero che ormai da molti anni tendono a sminuire la Questione Meridionale per arrivare a teorizzare un “Problema Meridionale” e un “Problema Calabrese” rovesciato. La Calabria –conclude il presidente della Commissione calabrese -, è una delle poche regioni di Italia ad essersi dotata di una specifica legge di contrasto al sommerso ed al lavoro non regolare, la qualità e la sicurezza sul lavoro. L’outlook rappresentato dai nostri studi evidenzia i segni tangibili, sapendo che gli stessi sono in coerenza con i dati certificati ISTAT”.