Scout: fase conclusiva della route regionale delle Comunità Capi

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Mattinata intensa di slanci e di ricordi, di memoria e profezia quella che ha coinvolti i 500 capi scout calabresi riuniti da due giorni presso il Cupone, nel Parco Nazionale della Sila, per la fase conclusiva della route regionale delle Comunità Capi. Nel secondo giorno di campo fisso, organizzato presso il centro visite del Corpo Forestale dello Stato, grazie al contributo della Protezione civile regionale, è stato don Massimo Nesci ad aprire la mattinata di confronto richiamando i capo sulla dimensione del «servire» alla quale gli educatori scout sono «chiamati per rispondere ad una vocazione».

Una scelta di servizio che «nella prova non si scoraggia» - ha ricordado l’asssistente regionale Agesci - ma «tra da Dio la sua forza». Un servizio che si corrobora di «coraggio» per «prendere in mano il nostro tempo e trasformare il deserto in giardino». La lettura del mondo associativo, poi, è stata affidata a Vittorio Mete, sociologo, docente dell’Università di Catanzaro, e capo scout della Calabria impegnato nella pattuglia nazionale Pns, che attraverso i dati di una ricerca - intitolata “Nodi piani e nodi scorsoi. Lo Scoutismo (e gli scout) nella rete della società che cambia” - compiuta con l’ausilio di una trentina di capi scout ha offerto spunti necessari per aiutare il progetto regionale dell’Agesci Calabria a dotarsi di «adeguati strumenti di lettura per comprendere le sfide del nostro tempo e offrire risposte educativa efficaci rispetto a una realtà in continua e rapida evoluzione».

Lo scoutismo, è stato ribadito da Mete «possiede molte frecce al proprio arco» come l’avventura, la vita all’aria aperta, la manualità, il gioco e la spiritualità, che vanno usate nella giusta misura per poter aiutare la crescita dei ragazzi. Nella lettura associativa lo sforzo compiuto è sato quello di «uscire dallo scoutismo per capire quello che succede al suo interno» in un contesto sociale dove la «precarietà lavorativa diventa precarietà esistenziale ed identitaria».

È stato poi padre Fabrizio Valletti, assistente regionale scout della Campania, gesuita e animatore del “Progetto Scampia” e direttore del “Centro Hurtado” di Napoli a ricordare ai capi calabresi l’importanza, nella sfida educativa oggi, di «recuperare il dono delle profezia» riscoprendo il ruolo di educatori che «sanno leggere nel presente il segno del Cristo risorto» e nei ragazzi che si accompagnano «quel 5% di buono» come capi che «possono e sanno fare» per il bene.

L’invito del gesuita all’attenta assemblea di capi scout è stato perentorio: «abbiate un cuore che si riempie di dio e degli altri». Ha invitato l’associazione a stringere sempre più legami con la scuola e proporre sempre più una «esperienza educativa» che «faccia crescere i ragazzi e li renda autonomi nella capacità di giudizio del tempo e dei luoghi». L’impegno deve essere quello di diventare «osservatori della realtà per esserne protagonisti», ma anche «restituire al ragazzo il senso della cultura» affinchè «tutto ciò che noi proponiamo diventi esperienza di vita» e si passi «dal simbolo al segno» ed i ragazzi, con le loro scelte e la loro maturità, «diventino segno di cambiamento». Forte il richiamo alla appartenenza ecclesiale dei capi e del movimento. «Il nostro essere portatori dello spirito - ha ricordato padre Valletti - ci vede con una grande responsabilità, laici responsabili, protagonisti, che danno alla chiesa un contributo».

Significativa anche la riscoperta della memoria associativa condotta da Sandro Repaci, ex responsabile regionale, che insieme ad altri ex referenti del passato scoutistico calabrese (Maria Talarico, Luigi Mazzei, Mafalda Cardamone, Carmelo Trunfio ) ha ripercorso gli ultimi quarant’anni del movimento cattolico in Calabria. Insieme hanno ricordato gli inizi del movimento regionale ma in una dimensione «non rievocativa ma che ci interroga su come utilizzare oggi le esperienze di una volta». «È necessario - hanno ricordato gli ex responsabili regionale - andare oltre la memoria per costruire rafforzandoli percorsi nuovi».

Tra i ricordi è stato citata la prima partecipazione calabrese ad un Jamboree internazionale, quello del Cile, al quale parteciparono 17 scout dell’Agesci Calabria, o la «raccolta degli stracci» che finanziò la nascita della cooperativa scout brutium che oggi è la rivendita ufficiale del materiale associativo con sede a Lamezia Terme fino a giungere alle esperienza formativa del “Tabor” e del “Progetto Niger” che vide lo scoutismo calabrese sostenere un progetto della Fao per contrastare la desertificazione del continente africano. Tutte esperienza che sono state «ricchezza» di un «cammino» fatto con passione e coraggio e che oggi diventa il patrimonio associativo per pensare le strade del domani dello scoutismo in Calabria.