Ddl 1015, Molinari (M5S): "compenso amministratore delegato? Tutelato il potere dei boiardi di stato”
ROMA | “Con l'improcedibilità (comodo escamotage tecnico con inganno) dei nostri emendamenti al DDL 1015 per la conversione in legge del D.L. 101 del 31 agosto 2013” che reca disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni, “si è voluto tutelare il potere dei boiardi di stato, che nascondono le responsabilità di una classe politica impresentabile dietro un falso compenso da amministratore delegato, prezzo reale del silenzio complice sulla gestione clientelare delle attività pubbliche”. “E' noto l'inquinamento della politica nel settore pubblico (soprattutto quello economico) e sono noti i privilegi che i partiti ritraggono dalla loro commistione in esso, piazzando al suo interno - nella migliore delle ipotesi - i loro familiari e la loro pletora di amicizie particolari, quando non provvedendo allo spolpamento letterale di imprese dalla storia e tradizione esemplari, ampliando la poco decorosa cerchia di commensali. Di questo continuo scandalo questo Governo continua ad essere complice ed interessato prosecutore”.
È questo il commento del senatore Francesco Molinari del Movimento 5 Stelle che attraverso una nota chiarisce inoltre che “l'emendamento 3.32 era diretto a stabilire che gli emolumenti degli amministratori delle società non quotate che svolgono servizi di interesse generale, anche di rilevanza economica, dovessero essere adottati sulla base di criteri fissati dal Ministro dell'Economia d'intesa con le amministrazioni controllanti e che, in ogni caso, le eventuali componenti variabili degli emolumenti degli amministratori non potessero essere previste né erogate per quelle società il cui risultato di esercizio non fosse positivo. Il 3.33, invece, voleva che gli emolumenti dell'amministratore delegato e del presidente, se esecutivo, delle società a partecipazione pubblica, quotate e non quotate, che svolgono servizi di interesse generale, non potessero essere superiori più di dodici volte il salario aziendale mediano. Era troppo” conclude Molinari “sperare in un soprassalto di dignità di una classe politica mai sazia...”
I TESTI DEI DUE EMENDAMENTI
3.32, AS 1015, Art. 3 | Dopo il comma 7, aggiungere il seguente: «7-bis. Gli emolumenti degli amministratori delle società non quotate che svolgono servizi di interesse generale, anche di rilevanza economica, di cui all'articolo 4, comma 3, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, sono adottati sulla base di criteri determinati dal Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con le amministrazioni vigilanti. I predetti criteri devono essere aderenti alle migliori pratiche internazionali e tenere conto dei risultati aziendali. In ogni caso, le eventuali componenti variabili degli emolumenti degli amministratori non possono essere previste né erogate per le società il cui risultato di esercizio non è positivo».
MOLINARI, BERTOROTTA, BULGARELLI, CATALFO, GAETTI, MANGILI, MUSSINI, ORELLANA
3.33, AS 1015, Art. 3 | Dopo il comma 7, aggiungere il seguente: «7-bis. Gli emolumenti dell'amministratore delegato e del presidente, se esecutivo, delle società a partecipazione pubblica, quotate e non quotate, che svolgono servizi di interesse generale, sono stabiliti dall'assemblea societaria secondo un rapporto pari ad un massimo di dodici volte il salario aziendale mediano. Detto rapporto stabilisce una correlazione che lega, per l'intero mandato dell'organo amministrativo, la variazione in aumento del compenso massimo, comprensivo di ogni attribuzione, a quello dell'intero monte salari aziendale. »
MOLINARI, BERTOROTTA, BOTTICI, BULGARELLI, CATALFO, GAETTI, MANGILI, MUSSINI, ORELLANA