LETTERE | “L’Aeroporto di Crotone non ha mai spiccato il volo”

Crotone Infrastrutture
Lo scalo di Crotone

Riceviamo e pubblichiamo una lettera firmata inviata in redazione da Luigi Fauci, giovane crotonese, ingegnere pianificatore aeroportuale nella direzione infrastrutture di aeroporti di Roma, sull’attuale situazione dello scalo pitagorico.

***

Mi chiamo Luigi Fauci. Sono uno dei tanti giovani crotonesi proiettati a mettere radici lontano da casa per avere la giusta gratificazione umana e professionale. Nonostante ciò continuo ad amare da lontano la mia terra, sognando per essa un futuro degno delle grandi potenzialità che la Natura le ha regalato.

L'ormai atavica miseria sociale ed economica e soprattutto lo squallore del presente, con una città ridotta alla stregua delle peggiori periferie della Romania meridionale, avvicinano questo sogno all'utopia; la stessa utopia che animava un giovane sognatore, caparbio e concreto, che qualche decennio fa ha regalato al territorio l'unico mezzo in grado di "far volare" questa terra verso il futuro, convincendo lo Stato e la UE ad investire ingentissime risorse, in virtù della primaria importanza che l'infrastruttura aeroportuale riveste, sia dal punto di vista sociale (continuità territoriale ed oneri di servizio pubblico), che sopratutto per il suo ruolo strategico per lo sviluppo dell'economia del territorio (volano turistico).

Noi crotonesi ci lamentiamo che non abbiamo infrastrutture, in realtà dovremmo renderci conto di essere dei privilegiati; non sono molti i cittadini italiani che hanno la fortuna di avere un aeroporto a pochi minuti da casa. Certo se funzionasse...

Purtroppo l'aeroporto S.Anna non ha mai spiccato il volo. Le istituzioni pubbliche non ci hanno mai creduto più di tanto e per questo non hanno mai condiviso una strategia di lungo termine, indispensabile per affrontare in modo dignitoso la fase di start-up; anzi spesso esse si sono addirittura messe di traverso, attuando strategie paradossali per tutelare interessi privatistici o favorendo in modo imbarazzante e vergognoso gli altri scali calabresi, violando tutte le norme comunitarie in tema di aiuti di stato (decine di milioni di euro investiti dalla Regione Calabria per sostenere tratte di linea e charter esclusivamente sugli scali di Lamezia e Reggio).

Ovunque in Europa, specie in regioni ad alta vocazione turistica, gli enti locali investono milioni e milioni di euro per sostenere il trasporto aereo low-cost, con risultati spesso sorprendenti in termini di passeggeri trasportati e di indotto economico generalizzato. Dalle nostre parti niente di tutto questo: Ryanair è pronta a decollare ma i nostri cari amministratori locali non riescono a decidere se vale o meno la pena investire qualche milione di euro. Del resto nei miei dodici mesi di lavoro all'aeroporto (come ingegnere e direttore lavori) di decisioni i nostri brillanti politici non ne hanno presa neanche una, con consigli di amministrazione quasi sempre rinviati o deserti. Vergogna.

In questi mesi, nonostante la totale assenza di una governance politica credibile e competente, noi dipendenti abbiamo continuato a lavorare, senza stipendio, senza strumenti e senza certezze sul futuro, portando avanti tutte le attività connesse al mantenimento della certificazione aeroportuale, alla pianificazione degli investimenti infrastrutturali, ai lavori di ammodernamento dell'aerostazione, ai progetti di sviluppo nuove rotte e di marketing, prendendo decisioni e assumendoci responsabilità civili e penali. È solo grazie alla straordinaria generosità dei 30 dipendenti guidati tenacemente dal Direttore Generale che nel 2012 l'aeroporto ha fatto segnare il record storico di passeggeri (oltre 150.000), primo per crescita in Italia.

Tutto lavoro che va in fumo, utile solo a dimostrare ai posteri che anche dalle nostre parti si può raggiungere l'eccellenza, con risorse umane giovani (età media 35-40 anni), dinamiche e dotate di grande professionalità; ed io che lavoro alla Direzione Infrastrutture di Aeroporti di Roma ve lo posso assicurare, i miei ex-compagni di Crotone non hanno nulla da invidiare ai colleghi dell'hub di Fiumicino (a parte gli strumenti a disposizione e lo stipendio); certo solo a Crotone ti capita di vedere il DG staccare le carte di imbarco, o il PH terminal in casacca andare su e giù tra gates e piazzali, o gli ingegneri caricare i bagagli da stiva.

Tutto per amore del proprio lavoro e della propria azienda, e per garantire, nonostante la cassintegrazione e la strutturale carenza di personale, performance eccezionali (tempi di transito 25', best pratice con Volotea - summer 2013) e assistenza meticolosa ai passeggeri. E allora, se all'aeroporto sono così bravi, perché va tutto alla malora? Beh chiedetelo ai 30 sindaci, ai parlamentari, agli assessori regionali e provinciali.

Loro dovrebbero guardare negli occhi ognuno dei dipendenti della società di gestione e vergognarsi. Perché loro, a differenza dei "ragazzi del S.Anna", le decisioni non le sanno prendere. Restano lì, inchiodati sulle loro poltrone. E non gli basta Ryanair servita su un piatto d'argento, e non c'è minaccia di declassamento o SIEG che tenga. Non fanno nulla, non aprono bocca, non manifestano. Il nulla. (...)

I miei compagni non ce la fanno più, e se le cose non cambiano molleranno, stremati e massacrati da vent'anni di calvario. Ma state tranquilli, se l'aeroporto chiude non cambierà nulla. La prossima estate i nostri "amministratori allo sbaraglio" saranno ancora li, ad ammorbarci l'udito e la vista nelle loro grottesche serate di karaoke paesano. Perché per loro, se l'aeroporto di Crotone finisce qui, non è la fine del mondo. Questa terra avrà comunque il suo futuro, un futuro degno dei migliori "paesi in via di sviluppo".

Luigi Fauci


Le opinioni espresse in questa pagina non impegnano in alcun modo la nostra testata rispecchiando esclusivamente il pensiero dell’autore a cui viene rimandata ogni responsabilità per quanto in essa contenuto.

Le opinioni espresse in questa pagina non impegnano in alcun modo la nostra testata rispecchiando esclusivamente il pensiero dell’autore a cui viene rimandata ogni responsabilità per quanto in essa contenuto.