Abolizione delle Province, i dipendenti di Crotone non ci stanno e scrivono alla politica

Crotone Attualità

Riceviamo e pubblichiamo.

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“Nonostante in molti, soprattutto tra i partiti e i media, insistano convinti sull’abolizione delle Province, qualcosa ancora ci sfugge. E così ci piacerebbe capirne di più. In primo luogo vorremo capire, non a parole, ma con numeri alla mano, quali vantaggi avranno i cittadini dall’abolizione delle Province.

Se è vero (non essendovi ancora modo di dubitare della matematica) che la spesa annua (11 miliardi) delle Province incide per l’1,3% sulla spesa pubblica complessiva dello Stato, ci chiediamo cosa limita la visione dell’intera classe politica a guardare verso quella delle Amministrazioni centrali, che impatta per il 17,5% (141 miliardi), e quella delle Regioni, che pesa per il 20% (182 miliardi).

Guardando, poi, esclusivamente ai costi della politica, si scopre che la spesa per le indennità dei politici è di 439 milioni di euro per il Parlamento, 800 milioni di euro per le Regioni, 556 milioni di euro per i Comuni e 104 milioni di euro per le Province (nel bilancio delle Province, questa voce rappresenta lo 0,9% del totale, 104 milioni di euro sugli 11 miliardi complessivi).

Ancora, offende l’intelligenza di tutti chi, pur con il meritorio intento di economizzare, sostiene l’eliminazione di un ente intermedio nell’organizzazione di uno Stato, senza proporre un ente o un servizio sostitutivo.

Non è accettabile, infatti, limitarsi alla demagogica richiesta di una maggiore economia senza presentare un dettagliato elenco delle inutilità (servizi duplicati e altro) e senza credibili proposte di sostituzione dei servizi oggi esistenti. Se poi non s’intenda sostituire i servizi, ma eliminarli, allora dovremmo onestamente dichiarare che si punta a risparmiare semplicemente privando i cittadini di alcuni servizi, senza illudere che sia possibile dare un servizio a costo zero.

Si rimette quindi al semplice buon senso il giudizio sulla credibilità di chi propone l’eliminazione delle Province, senza dimostrarci la possibilità di caricare su altri, con minor costi, le funzioni attualmente provinciali.

L’eventuale soppressione delle Province – se si vorrà continuare a dare ai cittadini almeno gli stessi servizi di oggi – farà crescere quanto meno nuovi uffici (comunali, regionali o addirittura statali), che andranno a sostituire quelli eliminati senza evidentemente portare alcun vantaggio economico ma, anzi, complicando le procedure e aggravando i costi. In tal senso, non capiamo altresì perché mentre si riducono le funzioni delle province, simmetricamente si pensi di frammentarle tra i comuni, mentre nel contempo, sapendo che i comuni sono troppi e troppo piccoli per gestire anche le sole loro funzioni fondamentali, si obbligano i comuni a convenzionarsi o costituirsi in unioni di comuni, anche proprio allo scopo di gestire al meglio le funzioni provinciali, per loro natura di dimensione sovra comunale . Una semplice logica “costi-benefici” non avrebbe consigliato di lasciare le competenze delle province alle province.

Non solo. Non è vero, com’è stato superficialmente affermato, che la pluralità dei livelli istituzionali sia una caratteristica tutta e sola italiana. Anzi, nei grandi Stati europei (Inghilterra, Francia, Spagna, Germania) esistono (come in Italia), tra Stato e Comuni, due enti amministrativi intermedi equivalenti a Regioni e Province e questa struttura consente un corretto funzionamento della pubblica amministrazione.

In questi Paesi le strutture equivalenti alle nostre Province hanno un numero medio di abitanti simile al nostro.

I motivi, pertanto,delle disfunzioni e degli elevati costi gestionali del nostro Paese non possono ragionevolmente essere attribuiti alla presenza delle Province, bensì alle anomalie della nostra amministrazione pubblica, oppressa da indebiti interessi. Interessi che, opportunamente rimossi, renderebbero l’Italia un paese migliore.

Se vogliamo quindi risollevare per davvero le sorti di questo paese, dobbiamo smetterla con la retorica sull’abolizione delle Province, concentrando invero la nostra attenzione e le nostre energie su altre misure, di certo più utili e vantaggiose per tutti i cittadini.

Per tutte queste brevi ma importanti considerazioni, i dipendenti della Provincia di Crotone chiedono a tutti gli esponenti politici rappresentativi e alle OOSS di categoria un incontro urgente, affinché si discuta con spirito leale, costruttivo, sereno e di verità, in merito alle ripercussioni che tale eliminazione comporterebbe sulla collettività, nonché sul futuro dei lavoratori.

I Dipendenti dell’Amministrazione Provinciale di Crotone


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