‘Ndrangheta: faide e omicidi nel racconto del pentito Iannello
Omicidi, "lupare bianche" e faide. Nel processo "Luce nei boschi" contro i clan delle Preserre vibonesi, è stata oggi la volta del pentito Michele Iannello di San Giovanni di Mileto, in provincia di Vibo Valentia, che sta scontando l'ergastolo per l'omicidio di Nicolas Green, il bimbo americano ucciso nel settembre 1994 durante un tentativo di rapina sull'A3.
Collegato in videoconferenza col Tribunale di Vibo, Iannello ha rivelato che ad uccidere nel 1990 Rocco Maiolo, boss di Acquaro (Vv), sarebbe stato Salvatore Maiolo di Fabrizia su mandato dei fratelli Giovanni e Vincenzo Loielo (coinvolti nel processo "Luce nei boschi") di Geroarne (Vv) che avrebbero chiesto il "permesso" al boss Rosario Fiarè di San Gregorio d'Ippona, centro alle porte di nel Vibo.
Il corpo di Rocco Maiolo sarebbe stato sotterrato nei boschi così come quello di Salvatore Maiolo, a sua volta ucciso, secondo Iannello, per volontà di Damiano Vallelunga, boss di Serra San Bruno, ed Umberto Maiolo, boss di Fabrizia, nel Vibonese. Vallelunga è stato a sua volta eliminato il 27 settembre 2009 a Riace (Rc), mentre Umberto Maiolo è stato ucciso il 2 agosto 2003 a Gardone Valtrompia (Bs) dal clan Cataldo di Locri (Rc).
Salvatore Maiolo unitamente a Iannello, avrebbe inoltre fatto parte del commando che nel 1991 uccise Vincenzo Chindamo, boss di Laureana di Borrello (Rc), in faida contro i clan Cutellè, Mancuso, Molè e Piromalli. (AGI)