Faida nel vibonese, accolte le richieste della Dda: in 12 vanno a processo

Vibo Valentia Cronaca

Il gup del Tribunale di Catanzaro ha rinviato a giudizio le dodici persone accusate, a vario titolo, del duplice tentato omicidio di Giovanni Alessandro Nesci e del fratello 13enne affetto da sindrome di down nel centro storico di Sorianello il 28 luglio del 2017 (LEGGI QUI).

L’inchiesta è sfociata nell’operazione denominata “Black Widows” condotta dalla Squadra Mobile di Vibo sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e scattata lo scorso 9 aprile con il fermo di sette persone (LEGGI QUI). Il processo partirà il prossimo 12 novembre dinnanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia.

A processo andranno: Vincenzo Cocciolo, 30 anni di Gerocarne (difeso dagli avvocati Nazzareno Latassa e Marcello Scarmato); Antonio Farina, detto Tony, 43 anni di Soriano (avvocato Pamela Tassone); Rosa Inzillo, 50 anni di Sorianello (avvocati Latassa e Scarmato); Viola Inzillo 52 anni di Gerocarne (avvocati Latassa e Scarmato); Domenico Inzillo, 63 anni di Francisca (avvocati Latassa e Scarmato); Gaetano Muller; 19 anni di Soriano (avvocato Giuseppe Di Renzo); Michele Nardo, 47 anni di Sorianello (avvocati Latassa e Scarmato); Salvatore Emmanuele, 24 anni di Gerocarne (avvocato Pamela Tassone); Maria Rosa Battaglia, 84 anni di Sorianello (avvocati Latassa e Scarmato); Teresa Inzillo, 55 anni di Sorianello (avvocati Latassa e Scarmato); Ferdinando Bartone, 19 anni di Gerocarne (avvocato Russano); Michele Idà, 21 anni di Gerocarne (avvocato Giuseppe Di Renzo). Il solo Ferdinando Bartone aveva chiesto l’ammissione al rito abbreviato condizionato dall’escussione di alcuni testi, ma il giudice ha rigettato la richiesta.

Le indagini, coordinate all’epoca dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri (oggi a capo della Dda di Reggio Calabria) con la supervisione del procuratore capo Nicola Gratteri, sono scaturite dal tentato omicidio dei fratelli Giovanni Alessandro e Manuel Nesci ed hanno fatto luce su uno spaccato delle attuali dinamiche criminali dell’entroterra vibonese, piagato oramai da decenni dalla contrapposizione (nota alla cronaca come “faida dei boschi” e già costata diverse decine di morti) che vede impegnate nella contesa per il controllo del territorio le famiglie Loielo ed Emanuele-Maiolo. Nell’ambito dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip distrettuale è stata infatti riconosciuta l’esistenza dell’aggravante dell’art. 7 così come contestato dalla Procura distrettuale di Catanzaro.