Appalti truccati e corruzione. In manette 16 persone tra imprenditori e funzionari pubblici

Reggio Calabria Cronaca

La Guardia di finanza di Reggio Calabria, dalle prime luci dell’alba di oggi, sta eseguendo una imponente operazione, denominata “Ceralacca 2”, che ha portato a disarticolare una presunta associazione composta da imprenditori, funzionari e pubblici dipendenti e all’emissione di 16 ordinanze di custodia cautelare, 45 perquisizioni in Calabria ma anche in Veneto, Marche e Toscana, all’interdizione dall’esercizio di attività d’impresa di un’azienda ed al sequestro preventivo di dodici società e beni per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro. Ai soggetti coinvolti viene contestato il reato di associazione per delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti, corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica, avrebbero consentito di scoprire l’esistenza di un presunto cartello criminale, presente nella provincia di Reggio Calabria ed operante in tutta la Calabria, “in grado - sostengono gli investigatori - di pilotare sistematicamente l’andamento e l’aggiudicazione di numerosi appalti pubblici”.

Già nel marzo del 2012 un'analoga operazione "Ceralacca", fece scattare le manette - per gli stessi reati - ai polsi di 9 soggetti e ad eseguire altre perquisizioni nel reggino, a Catanzaro, Crotone, Cosenza, Milano e Sondrio, e al sequestro di beni per circa 8 milioni di euro. Le investigazioni di allora permisero di constatare che la turbativa riguardava gli appalti della SUAP e che l’attività illecita era stata estesa anche a varie altre Stazioni Appaltanti quali la Provincia di Reggio Calabria e la SO.RI.CAL (Società Risorse Idriche Calabresi) di Catanzaro.


09:00 | I DESTINATARI DEI PROVVEDIMENTI | Agli arresti domiciliari: Francesco Bagalà, Maria Rosaria Barranca, Francesco Cianflone, Luigi Cosentino, Michele Clericuzio Di Siena, Isidoro Gagliardi, Francesco Mingodaro, Marianna Montirosso, Beniamino Murdaca, N.P., Giuseppe Riccio, Giulio Ricciuto, Andrea Romano, Massimo Siciliano, Salvatore Pietro Teti, Luca Vescio. E' stato inoltre interdetto dall’esercizio di un’impresa Franco Santagada


12:00 | LE AZIENDE SEQUESTRATE. Condotte S.r.l. con sede a Serrastretta (CZ); G.S.C. S.r.l. uni personale di Dosolo (MN), I.C.O.P. S.r.l. di Antonimina (RC), Picem di Vescio Luca di Serrastretta (CZ); Edra Ambiente Soc. Coop. di Senigallia (AN),; Capiluppi Enzo S.r.l. di Curtatone (MN), Adige Strade S.r.l. di Trevenzuolo (VR), Astarte S.r.l.di Locri (RC), Impresa Individuale Gagliardi ING. Isidoro; Costruzioni S.r.l. di Amato (CZ), Stemag S.r.l., Ditta Individuale Santagada Franco di Villapiana (CS).


12:00 | IL “SISTEMA BAGALÀ”, COSÌ SI CONDIZIONAVANO GLI APPALTI

L’OPERAZIONE di stamani, ancora in esecuzione su tutto il territorio nazionale, è condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria, Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata e Gruppo Tutela Economia della Guardia di Finanza e le ordinanze sono state emesse su richiesta della Procura della Repubblica di Reggio. Una misura dell’interdittiva dall’esercizio dell’impresa è stata emessa nei confronti di un altro imprenditore.

L’ATTIVITÀ avrebbe consentito una completa e definitiva disarticolazione di quello che gli investigatori definiscono un “pericoloso gruppo criminale/imprenditoriale” che sarebbe stato in grado di pilotare” sistematicamente l’andamento e l’aggiudicazione di numerosi appalti pubblici. Analizzando e approfondendo una copiosa documentazione sequestrata nel corso delle perquisizioni, in particolare gli incartamenti delle presunte gare truccate, si confermerebbe come tutti i soggetti segnalati, ritenuti appartenenti al sodalizio cosiddetto “Gruppo Bagalà”, già raggiunti da provvedimenti cautelari personali nel marzo del 2012, avrebbero ricoperto “un ruolo ben delineato, strutturato e determinante per il buon andamento della stessa organizzazione” e di individuare, inoltre, anche l’identità degli imprenditori, che insieme ai Bagalà si sarebbero prestati a realizzare quello che viene definito sempre dagli inquirenti “il meccanismo di un illecito e consolidato cartello, basato sulla raccolta dei preventivi e sulle collusioni con gli impiegati pubblici che consentiva al gruppo criminale di determinare la vittoria degli appalti” in favore di una delle imprese che avrebbe fatto parte del cosiddetto “cartello”.

IN PRATICA, grazie alla compartecipazione di impiegati e funzionari pubblici e compiacenti imprenditori collusi, il Gruppo Bagalà avrebbe realizzato “quell’apparentemente inattaccabile Sistema Bagalà - dicono gli investigatori - in grado di garantire l’ingiusto profitto attraverso l’acquisizione, diretta oindiretta, la gestione ed il controllo di numerosi e rilevanti appalti pubblici banditi non solo” dalla locale Suap ma anche dalla Sorical Spa, società a partecipazione pubblica regionale.

INFATTI, proprio grazie a questa presunta connivenza - a seconda dei casi - di funzionari o impiegati interni alle stazioni appaltanti, i Bagalà avrebbero avuto, addirittura, la disponibilità delle buste contenenti le offerte presentate in relazione ai singoli bandi e che, prima dell'espletamento della gara, avrebbero aperto e poi richiuso, modificando opportunamente quelle presentate dalle proprie aziende o da imprese “amiche”. Cosa che ovviamente avrebbe condizionando a loro favore l'aggiudicazione.

Le indagini avrebbero inoltre permesso di accertare che la connivenza di funzionari ed impiegati sarebbe stata ottenuta dai Bagalà corrompendoli o intimidendoli allo scopo di ottenerne la collaborazione. Non sarebbero poi mancati anche numerosi riscontri su reciproci scambi di “favori” con imprenditori ritenuti “amici” e disposti a presentare offerte “idonee” in cambio di subappalti o che, in alcuni, casi venivano favoriti nell'aggiudicazione dei lavori, con l'obbligo affidare parte degli stessi in subappalto secondo le precise indicazioni dei Bagalà.

“Il modus operandi adottato dall’associazione - dicono ancora gli investigatori - aveva consentito di superare anche i controlli effettuati dalle Stazioni Appaltanti, in quanto – a tutti gli effetti pratici - la gara non presentava anomalie".

NELLO SPECIFICO, le indagini avrebbero dimostrato come il meccanismo messo in atto dai Bagalà si basasse su di un duplice fronte di azioni: da una parte la presentazione di offerte da parte di diverse imprese direttamente controllate dalla famiglia o comunque che si prestavano a presentare offerte fittizie per le diverse gare, il cui contenuto era noto agli indagati sin dall’inizio; mentre dall’altra parte, per le offerte presentate dalle imprese che non erano controllate né direttamente né indirettamente, avevano la necessità di impossessarsi delle buste di gare per conoscerne il contenuto. Per questa ragione i Bagalà avevano la necessità di entrare nella sede della Suap cosa che sarebbe avvenuta con l’aiuto dei dipendenti pubblici Antonio De Clariti Stresa e Luigi D’Amico, ovvero dei funzionari e impiegati della Sorical che sarebbero stati completamente asserviti agli scopi illeciti del sistema.