Blitz a Reggio, colpo alla cosca Caridi-Borghetto-Zindato: 19 arresti

Reggio Calabria Cronaca

Associazione di delinque di tipo mafioso, traffico di droga e concorso in detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco. Con queste accuse i carabinieri di Roma e di Reggio Calabria, nel corso dell’operazione denominata Cripto, hanno arrestato stamani 19 persone rientute appartenenti alla cosca di 'ndrangheta dei Caridi-Borghetto-Zindato che opera nella zona sud della città dello Stretto, in particolare nei quartieri Ciccarello, Rione Modena e San Giorgio Extra.

Secondo quanto appurato dagli investigatori la cosca si preoccupava anche della mutua assistenza ai familiari dei detenuti, per sostenere le spese legali e di sopravvivenza, utilizzando allo scopo i proventi delle attività criminali. Sarebbe stato accertato inoltre il ruolo centrale di una donna che avrebbe funto da punto di riferimento per gli affari della cosca. La donna è la madre di due soggetti ritenuti al vertice dell'organizzazione e che sono tutt’ora detenuti.

Le indagini, che sono durate circa due anni (i provvedimenti odierni sono stati emessi dal gip del Tribunale su richiesta della Dda), hanno interessato sia i vertici che la “manovalanza” della cosca e sono partite dopo la scomparsa di Marco Puntorieri avvenuta nel settembre 2011. L'uomo, che era considerato vicino al gruppo 'ndranghetistico, era stato condotto in un luogo di campagna isolato e quindi ucciso da Domenico Ventura con l'aiuto di Natale Cuzzola e Domenico Condemi: ''Tutti organici alla stessa cosca” secondo gli investigatori.

15:00 | Nell’ambito dell'operazione Cripto, condotta oggi dall'Arma, è stato arrestato a Varese - dai Carabinieri di Reggio Calabria ed a seguito di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentato omicidio aggravato e concorso in detenzione illegittima e porto abusivo di armi in luogo pubblico aggravate - Natale Crisalli, 55enne reggino, pluripregiudicato.

L'arresto è avvenuto nel contesto delle indagini per l'omicidio di Franco Fabio Quirino, avvenuto la sera dello scorso 3 marzo nel quartiere di Rione Modena. L'indagine sulle ultime ore di vita di Quirino ha consentito di svelare che tra Crisalli e Quirino, sin dal giorno prima dell'omicidio, sarebbe nata una aspra diatriba, poiché Quirino avrebbe accusato Crisalli di essere un delatore delle forze di polizia. La lite sarebbe passata dalle minacce esplicite all'esplosione di colpi d'arma da fuoco.

In particolare, il pomeriggio dell'omicidio, sia Crisalli che Quirino erano armati. Crisalli, con una pistola cal. 7.65, aveva sparato ben tre volte contro Quirino, per ucciderlo, senza però riuscirci. Quirino, più tardi, si sarebbe recato sotto casa di Crisalli, mostrando una pistola, urlando minacce e ingiurie, per poi sparare numerosi colpi contro l'abitazione di Crisalli, poco prima di restare a sua volta colpito mortalmente da un proiettile. A Crisalli vengono imputate anche le aggravanti dei motivi futili e di aver commesso il fatto con modalità mafiose, in pieno giorno, sulla pubblica via, alla presenza di più persone. Quel pomeriggio, hanno sottolineato i Carabinieri, nessuna segnalazione da parte dei residenti giunse alle centrali operative di Carabinieri o Polizia. I carabinieri, ancora, hanno precisato che Crisalli non risulta formalmente accoscato. Proseguono le indagini per far piena luce sull'omicidio.