Traffico di droga nel porto di Gioia Tauro: sequestrate 4 tonnellate di coca, 13 fermi

Reggio Calabria Cronaca

Dalle prime luci dell’alba è in corso di esecuzione una imponente operazione, denominata “Puerto liberato” condotta dagli uomini della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e che ha portato a disarticolare un’associazione per delinquere responsabile dell’illecita importazione di rilevanti quantitativi di cocaina, provenienti dal Sud America e diretti in tutta Europa. I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

L’indagine, durata 3 anni, ha consentito l’emissione di 13 fermi di indiziato di delitto e di denunciare, nel complesso, 61 persone, a vario titolo coinvolte nel traffico, e sequestrare oltre 4 tonnellate di cocaina purissima che, sul mercato, avrebbero fruttato circa 800 milioni di Euro. Si sarebbe a rilevata l’esistenza, tra l’altro, di una “squadra” di dipendenti portuali, operanti all’interno dello scalo marittimo di Gioia Tauro, in grado di garantire la fuoriuscita dei carichi di cocaina all’esterno dello stesso, eludendo i serrati controlli di polizia. Le indagini sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.

h 14:00| Le indagini del Nucleo di polizia tributaria sono partite nel marzo 2011 dopo il sequestro di una partita di cocaina giunta occultata in un container al porto gioiese. Si è capito che dietro la cocaina vi era una organizzazione criminale che, avvalendosi di dipendenti infedeli della società di gestione della banchina merci, provvedeva a fare fuoriuscire i carichi di stupefacente in arrivo dai maggiori porti sudamericani. Il primo riscontro di tale ipotesi investigativa si è avuto nell'ottobre 2011, quando Vincenzo Trimarchi, dirigente quadro della società di gestione della banchina, fu arrestato mentre a bordo di un furgone tentava di allontanarsi dal porto trasportando 16 borsoni contenenti 560 kg circa di cocaina purissima.

I successivi approfondimenti hanno permesso di accertare come l'organizzazione criminale sarebbe stata capeggiata da Giuseppe Brandimarte, ex dipendente della Società di gestione della banchina merci del porto, il quale poteva contare sull'assoluta ed incondizionata collaborazione di diversi dipendenti infedeli. Altro elemento di spicco è il fratello di Giuseppe Brandimarte, Alfonso, anche lui ex dipendente della società portuale, che avrebbe assunto le redini della gestione dopo l'arresto di Giuseppe, per fatti inerenti la faida Brandimarte-Priolo, che vide lo stesso Giuseppe oggetto di un agguato a Gioia Tauro al quale sopravvisse nonostante gli furono sparati contro 14 colpi d'arma da fuoco. Secondo gli inquirenti Brandimarte avrebbe realizzato delle vere e proprie "squadre" di dipendenti infedeli, disposti anche a cambiare turno repentinamente se c'era bisogno di fare fuoriuscire una partita di cocaina. Il compenso per l'organizzazione veniva pagato con una percentuale, dal 10 al 30%, del carico di cocaina.

La tecnica utilizzata per eludere i controlli consisteva in un complesso codice alfanumerico col quale venivano trasmessi i dati essenziali per permettere al personale portuale infedele di individuare la nave e il container contenente la coca. L'accusa per i fermati è di associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina. Oltre ai fermati, vi sono ben 61 indagati.

I soggetti raggiunti dall’odierno provvedimento di fermo sono: Giuseppe Brandimarte, di 43 anni, ex dipendente di una società di gestione della banchina merci del Porto di Gioia Tauro; Alfonso Brandimarte, di 37 anni, ex dipendente di una società di gestione della banchina merci del Porto di Gioia Tauro; Gianpietro Sgambetterra, di 29 anni, dipendente di una società di gestione della banchina merci del Porto di Gioia Tauro; Mario Ietto, 46 anni, dipendente di una società di gestione della banchina merci del Porto di Gioia Tauro; Vinicio Cambrea, 41 anni , dipendente di una società operante nel sedime portuale; Vincenzo Caratozzolo, 33 anni, ex dipendente di una società operante nel sedime portuale; Francesco Siviglia di 41 anni, rappresentante legale di una società di trasporti operante nella piana di Gioia Tauro; Giuseppe Condello, 37 anni; Rocco Gagliostro, 37 anni; Antonio Femia,33 anni ; Antonio Calabrò,25 anni; Vincenzo Crisafi, 34anni e Antonio Campanella, 27anni.

Con l’operazione odierna, è stato inferto un grave colpo alle organizzazioni criminali calabresi, epurando le strutture logistiche di un importante porto commerciale, da sempre al centro delle cronache nazionali quale punto nevralgico d’approdo per il narcotraffico mondiale, dagli elementi inquinanti infiltratisi che ne compromettevano la legalità anche in danno della crescita e dello sviluppo delle rotte commerciali e del territorio circostante.