Quindicenne ferito per sbaglio a Rossano, un altro arresto
La squadra mobile di Cosenza ha tratto in arresto Giulio Ammirato, 29 anni, ritenuto essere uno dei responsabili del tentato omicidio del 15enne V.S., avvenuto a Rossano il 22 maggio scorso e per il cui ferimento era già stato fermato, qualche giorno dopo, Salvatore Abastante, 37 anni, che avrebbe sparato nell'ambito di un regolamento di conti tra gruppi rivali nello spaccio di droga.
Il ragazzo, colpito ad una gamba e ad un fianco, sarebbe stato raggiunto dai colpi per errore mentre era in compagnia di altri giovani, tra i quali forse vi era il vero obiettivo del raid. Ammirato, secondo gli investigatori, sarebbe stato il "palo" nel tentativo di omicidio effettuato da Abastante: questa la tesi della squadra mobile di Cosenza e del Commissariato di Rossano.
La dinamica del fatto è ancora incerta, ma sarebbe chiaro che quella sera, a Rossano, si voleva colpire per uccidere sebbene non sia ancora noto chi fosse la vittima predestinata. Abastante probabilmente avrebbe sbagliato persona, puntando un fucile a canne mozze al petto del quindicenne che, però, con fare intraprendente, era riuscito ad abbassare l'arma del killer e a farsi colpire solo al fianco. Ed era riuscito anche a togliere il passamontagna al suo assalitore. E' allora che sarebbe intervenuto Ammirato, che si sarebbe impadronito dell'arma e l’avrebbe fatta sparire.
Tutta la vicenda si inquadrerebbe nella lotta per il controllo del traffico degli stupefacenti. All'arresto di Ammirato la polizia è arrivata con attività di pura investigazione, senza la testimonianza di nessuno. Intanto il quindicenne è ancora sotto cura, avendo riportato delle lesioni permanenti.
"Il giovane è ancora sotto cura, ha dei danni permanenti ad un arto inferiore e ha difficolta di movimento" - ha detto Giuseppe Zanfini, Capo della squadra mobile di Cosenza "Il ragazzino è stato bravo a reagire, abbassando l'arma del killer, un fucile a canne mozze - dice Zanfini - e facendo in modo che fosse colpito solo ad un fianco e non al petto. Non poteva scappare, perché era stato ben scelto il luogo dell'agguato, il portone di un palazzo".