Infermiere carbonizzato a Vibo, nuovo appello dei familiari
"Verità e giustizia". E' quanto chiedono con un nuovo appello alla Procura di Vibo Valentia i familiari di Nicola Colloca, infermiere 49enne del 118 del locale ospedale, ritrovato carbonizzato in un'auto avvolta dalle fiamme la sera del 26 settembre 2010 in una pineta fra Pizzo Calabro e Sant'Onofrio. Dopo che in un primo tempo si era pensato ad un suicidio, la riesumazione della salma dal cimitero di Vena Superiore (frazione di Vibo) ed i nuovi accertamenti eseguiti sul cadavere hanno definitivamente stabilito che si sarebbe trattato di un omicidio. Antonio Colloca, padre dell'infermiere, dopo aver ricordato che il figlio non aveva problemi di natura economica, ne' di salute e che anche moralmente stava bene essendo elogiato da tutti i colleghi, ha quindi ora rivolto un nuovo appello agli inquirenti affinché facciano "presto luce sul caso", ribadendo al contempo la propria "fiducia nella giustizia che deve fare il suo corso e deve permettere a Nicola Colloca di riposare in pace".
La Procura, dal canto suo, dopo i nuovi esami sulla salma dell'infermiere, si è concentrata sulla vita privata della vittima aprendo un fascicolo di indagine con l'ipotesi di reato di omicidio premeditato. Il caso starebbe per essere chiuso dagli inquirenti, avendo la Procura sufficientemente chiaro il quadro in cui è maturato il delitto ed anche individuato i possibili mandanti e gli esecutori dell'efferato delitto. (AGI)