Omicidio infermiere Vibo Valentia: nuove accuse a moglie e figlio
La Procura di Vibo Valentia contesta due nuove aggravanti a tre imputati nell'ambito delle indagini sull’omicidio di Nicola Colloca, l’infermiere all’epoca 48enne ed in servizio al Suem 118 dell'ospedale di Vibo Valentia, il cui cadavere fu trovato carbonizzato, insieme alla sua auto, il 25 settembre del 2010 a Pizzo Calabro (LEGGI).
In particolare, - secondo l’Agi - alla moglie ed al figlio della vittima, Caterina Gentile e Luciano Colloca, insieme a Michele Rumbolà, viene contestata la premeditazione del delitto, mentre a moglie e figlio anche l’aggravante di aver agito contro un familiare nei reati di concorso in omicidio e distruzione di cadavere.
Per il favoreggiamento personale sono invece indagati i coniugi vibonesi Domenico Lentini e Romanina D’Aguì.
Quella sera di 8 anni il suo corpo fu ritrovato da alcuni operai forestali all’interno di una Opel Corsa (intestata alla moglie) anch’essa devastata dalle fiamme. La vettura era vicino alla pineta di località Gutumara, una zona che si trova a cavallo tra Pizzo, Sant’Onofrio e Maierato.
Era stata la Gentile a denunciare la scomparsa del marito, dopo un litigio tra la coppia dovuta a delle asserite questioni private.
Le indagini vennero svolte dai carabinieri e nel 2014 si arrivò anche la constatazione che la vittima fosse stata bruciata quando era ancora viva (LEGGI). A sostenerlo fu una consulenza del medico legale Giuseppe Arcudi, incaricato dal sostituto procuratore di Vibo Valentia, Michele Sirgiovanni.
Nel 2017 la svolta nelle investigazioni con otto persone indagate per l’omicidio: secondo gli inquirenti l’assassinio sarebbe maturato in ambito familiare e da ricondurre a delle questioni legate ad una eredità di circa 200 mila euro, i risparmi accumulati in una vita dall’infermiere (LEGGI).