Caso Colloca, per il tribunale fù un suicidio: sette assolti
Non fù un omicidio, bensì un suicidio. Questa la conclusione confermata dal gup di Vibo Valentia, Marina Russo, che ha avallato la perizia medica (LEGGI) secondo la quale Nicola Colloca, infermiere alll'epoca quarantanovenne trovato carbonizzato all’intero di un’auto di famiglia, si sarebbe tolto la vita volontariamente, e non sarebbe stato vittima di un attentato.
Un caso complesso, avvenuto nella notte fra il 25 ed il 26 settembre del 2010, e che aveva portato alla sbarra degli imputati sette familiari (QUI): la moglie Caterina Gentile, il figlio Luciano Colloca, ed i cognati Michele Rumbolà, Caterina Mago, Nicola e Domenico Gentile, tutti accusati di omicidio in concorso e di distruzione di cadavere. A questi si aggiungevano i coniugi Domenico Antonio Lentini e Romanina D’Aguì, accusati a loro volta di favoreggiamento.
La tesi del suicidio, sposata sin dal primo momento, quando il medico legale esaminò il corpo carbonizzato (QUI), sembra dunque aver trovato una definitiva conferma. I sette imputati sono stati tutti prosciolti in toto, in quanto il fatto non sussiste.