Arresto Lamanna, il latitante era armato e in compagnia del figlio e del suocero
Al momento della cattura, avvenuta ieri sera, a Trenta (nel cosentino), intorno alle 20, il latitante Daniele Lamanna (41 anni) era in compagnia, nella casa in cui è stato rintracciato, del figlio e del suocero. Gli agenti della polizia sono riusciti a rintracciare il covo dopo una serie di lunghi pedinamenti ed appostamenti.
Lamanna, che era latitante dal novembre scorso, aveva con sé una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa, che però non ha usato forse proprio perché con lui vi erano i due familiari, così come non ha opposto alcuna resistenza all'arresto.
Secondo il pentito Adolfo Foggetti, il 41enne sarebbe dunque il killer di Luca Bruni, figlio del boss cosentino "Bella Bella". Sempre secondo le dichiarazione del collaboratore sarebbe stato proprio lui, infatti, a sparargli a bruciapelo, con due diverse pistole.
"Avevo perfino pensato di travestirmi da frate, per non farmi prendere". Ha confessato ai poliziotti Lamanna, dopo l’arresto e in risposta agli agenti che gli avevano detto, in tono scherzoso, che con la barba lunga era stato davvero difficile riconoscerlo.
Il particolare è emerso nel corso della conferenza stampa che si è tenuta stamani nella questura di Cosenza, presente il capo della squadra mobile, Guseppe Zanfini, il questore, Luigi Liguori, e il magistrato della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni, che non ha però rilasciato alcuna dichiarazione, rimanendo in disparte.
Lamanna è stato trovato nell’appartamento di proprietà del suocero, ed è stato trovato proprio insieme allo stesso ed al figlioletto di 9 anni, al momento dell'irruzione. La pistola calibro 7,65 in suo possesso aveva il colpo in canna. "Più che da noi - ha detto Zanfini - credo che la tenesse carica per difendersi dai membri del suo o di un altro gruppo criminale".