‘Ndrangheta. Ricercato in tutta Europa, il figlio di “Dentuzzo” si nascondeva dietro casa
Era ricercato da circa quattro anni: su di lui pendeva un mandato internazionale, essendo inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi del Ministero degli Interni.
Ma stamani la latitanza di Luigi, 29enne figlio di Dentuzzo, al secolo Francesco Abbruzzese (capo e fondatore dell’omonimo clan attualmente al 41bis, all’ergastolo), è finita dopo che, praticamente, è stato rintracciato vicino casa (LEGGI).
Il ricercato era infatti nella sua Cassano allo Ionio, feudo e roccaforte di una delle cosche di ‘ndrangheta, quella degli Zingari, trasformatasi in un vero e proprio “locale” e ritenuta tra le più feroci.
Elemento che sarebbe dimostrato non solo dalla sua disponibilità di armi potentissime ma anche dall’efferatezza degli omicidi: uno su tutti quello del piccolo “Coco” Campolongo, ucciso e dato alle fiamme a soli tre anni (LEGGI).
Il 29enne, come dicevamo è stato catturato all’alba di stamani, a Cassano, dallo Sco, dalle Squadre Mobili di Cosenza e Catanzaro e dagli agenti della Scientifica.
Si nascondeva a Lauropoli, in via Generale di Giacomo, in una villetta nella disponibilità di alcuni familiari. Con sé Abbruzzese aveva due pistole (una 357 magnum e una Glock) con le relative munizioni e anche una somma di denaro in contante, circa 4 mila euro.
È stato anche ritrovato un documento di identità falso che, molto probabilmente, avrebbe utilizzato per rifugiarsi di nuovo in Germania, dove risulta abbia trascorso gran parte della sua latitanza. Gli investigatori stanno ora vagliando le posizioni di alcuni suoi favoreggiatori.
A CAPO DI UNA FEROCE “LOCALE” DI ‘NDRANGHETA
A gestire il tutto sarebbe stato appunto il cosiddetto clan degli Zingari, la cui base storica, come dicevamo, è a Cassano.
Allora finirono in arresto una trentina di persone smascherando “il sistema” con cui la cosca si riforniva di cocaina ed eroina; ovvero, si faceva giungere in Italia sulle navi mercantili e poi, ritirata dagli uomini del clan, attraverso dei doppi fondi ricavati nelle auto trasportata fino a Cassano.
In pratica, in Sud America ci si approvvigionava di coca, mentre dall’Est Europa, via Albania, arrivava l'eroina e la marijuana.
Gli inquirenti ritennero che la cosca, riconducibile ai Solimando-Abbruzzese, avesse avuto dei rapporti diretti con una fitta rete di narcotrafficanti internazionali ottenendo la droga a prezzi concorrenziali.
Nel processo scaturito dall’operazione del 2015 Abbruzzese è stato condannato a 20 anni, in primo e secondo grado, come capo di un’associazione di narcotrafficanti.
Ritenuto dunque il reggente del clan a suo carico pende un ordine di arresto in carcere emesso del 2016 (da allora era latitante) essendo accusato di far parte di un gruppo mafioso, dedito, tra l’altro, al traffico internazionale di droga.
“COPERTO” DA UNA FITTA RETE DI FIANCHEGGIATORI
Le ricerche di Luigi Abbruzzese erano state estese dagli investigatori in campo internazionale e da tempo proiettate anche in Germania. Dopo oltre un anno di indagini serrate, coordinate dalla Procura Distrettuale di Catanzaro, si sarebbe così ricostruita una fittissima rete di fiancheggiatori, appartenenti al suo nucleo familiare, e che ne avrebbero assicurato “sistematicamente” gli spostamenti oltre che a garantirgli il sostegno logistico e approvvigionamenti.
La svolta è arrivata quando gli investigatori della Polizia hanno scoperto che era tornato nel cosentino. Fino ad allora era stato in Germania dove secondo gli inquirenti per lungo tempo avrebbe condotto la sua latitanza in maniera “attiva”, ovvero fungendo da “riferimento e autorevole punto di contatto” nel traffico della droga che giungeva negli hub portuali del Nord Europa, e poi destinata alla provincia silana.
Dopo incessanti indagini, oltre 50 investigatori delle Squadre Mobili di Cosenza e Catanzaro e del Servizio Centrale Operativo, hanno così fatto irruzione in un complesso di abitazioni alla periferia di Cassano allo Ionio catturandolo nella villetta di cui accennavamo.
La caratura criminale di Abruzzese sarebbe testimoniata anche dal rilievo conferitogli in ambito europeo, dal momento che la sua figura era stata inserita in un progetto operativo, denominato “Eurosearch”, coordinato dallo Sco e dall’Europol, destinato a implementare le indagini per la cattura dei principali latitanti della criminalità mafiosa in Europa.
(aggiornata alle 12:45)