Traffico di droga dal Sudamerica all’Italia. Colpo al clan degli zingari
Un’importante operazione contro la criminalità organizzata è stata svolta dalle fiamme gialle della sezione Goa del Gico di Catanzaro e Brescia (in Lombardia), dalla compagnia di Policoro (in Basilicata), dallo Scico (Servizio centrale investigazione criminalità organizzata) di Roma, con l’interessamento della Direzione centrale per i Servizi antidroga (Dcsa).
Nel corso dell’operazione “Gentlemen”, così come è stata denominata dagli inquirenti, sarebbe stato scoperto un traffico di droga che dal Sud America, passando dall’Olanda, giungeva fino nella provincia di Cosenza, in Calabria. Il giro d’affari è stato quantificato in circa 44 milioni di euro. 33 persone, ritenute appartenenti al cosiddetto “clan degli zingari” (che ha base storica a Cassano allo Jonio) sono i destinatari di altrettanti fermi eseguiti dalla Gdf su ordine della Procura distrettuale di Catanzaro.
Le indagini sono durate circa due anni ed avrebbero smascherato il sistema con cui il clan degli zingari si riforniva di cocaina ed eroina. In pratica la droga arrivava in Italia su delle navi mercantili e poi, ritirata dagli uomini del clan, attraverso dei doppi fondi nelle auto veniva trasportata fino a Cassano,
Sequestrati quasi 4 chilogrammi di coca e altrettanti di eroina, armi (in particolare 10 kalashnikov, 2 mitragliette Scorpion e 9 pistole Parabellum) e beni per un valore di circa un milione di euro.
I CANALI DIRETTI CON IN NARCOTRAFFICANTI
09:03| Il clan si sarebbe approvvigionato della cocaina in Sud America, mentre dall’Est Europa, via Albania, arrivava in Italia l'eroina e la marijuana: la droga era poi immessa sul mercato nazionale attraverso lo stesso clan degli zingari di Cassano (che era legato alle cosche di Corigliano Calabro). Secondo gli inquirenti la cosca, riconducibile ai Solimando-Abbruzzese, avrebbe avuto rapporti diretti con una fitta rete di narcotrafficanti internazionali da cui riusciva ad approvvigionarsi a prezzi ritenuti concorrenziali.
Si dimostrerebbe inoltre che lo stesso clan degli zingari, nel tempo, sia passato da una organizzazione ai margini delle associazioni 'ndranghetistiche, trasformandosi in un vero e proprio “locale”, la cui ferocia sarebbe dimostrabile dall’uso abituale di armi potentissime, come i famigerati kalashnikov, e dalla efferatezza di omicidi, come quello del piccolo "Coco" Campolongo, il bimbo di tre anni ucciso e dato alle fiamme nel gennaio dell’anno scorso.
Una cosca che secondo gli inquirenti aveva rapporti anche con i clan storici del reggino: la coca difatti veniva approvvigionata nella Piana di Gioia Tauro e spesso pagata con partite di armi pesanti. L'eroina, invece, proveniente probabilmente da Afganistan e Turchia grazie ai rapporti con broker dell'Est Europa, veniva fatta transitare dall’Albania su pescherecci che facevano la spola nel Mediterraneo.
SOTTO ASSEDIO LA ROCCAFORTE DEGLI “ZINGARI”
11:50 | I 33 fermi sono stati eseguiti, in particolare, in Calabria, Puglia, Basilicata, Piemonte, Emilia-Romagna e Lombardia. Impegnati sul campo oltre 400 finanzieri che, con l’apporto dei baschi verdi in tenuta da ordine pubblico, delle unità cinofile, elicotteri ed unità navali; hanno circondato e perquisito in ogni angolo la località “Timpone Rosso” di Cassano allo Ionio, da anni ritenuta la roccaforte del clan degli zingari. Più di tre tonnellate di stupefacente è stato sequestrato tra cocaina, eroina e marijuana, oltre al rinvenimento di numerose armi (tra cui i kalashnikov) e la cattura di un pericoloso latitante.
Questo, in sintesi, il bilancio dell’intera operazione. Le indagini, dirette dai procuratori aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto e dal sostituto Domenico Guarascio, sono state coordinate dal procuratore distrettuale di Catanzaro Antonio Vincenzo lombardo in collegamento con la procura di Brescia, nella persona del procuratore aggiunto Sandro Raimondi, e della procura di Matera, nella persona di Alessandra Susca.
Si sarebbe così delineata l’attività delittuosa dei sodalizi riconducibili a Filippo Solimando e Luigi Abbruzzese, ritenuti i soggetti alla cui egemonia sarebbero soggiogate la locale di Corigliano Calabro e la ‘ndrina degli Zingari di Cassano allo Ionio, “compagini - spiegano gli investigatori - storicamente dotate di autonomia ed accertata operatività criminale nell’ambito del traffico internazionale di stupefacenti”. Due anni di serrate indagini per dimostrare come l’organizzazione avesse accesso ai mercati sudamericani per la cocaina ed a quelli dell’est europeo per l’eroina e la marijuana, così da importare a prezzi assolutamente concorrenziali ingenti partite. Alla base una fitta rete di pericolosi narcotrafficanti internazionali in grado di movimentare grossi quantitativi di marijuana dall’Albania verso l’Italia, utilizzando di vettori marittimi dell’organizzazione, nonché di cocaina ed eroina, mediante l’impiego di automezzi modificati nella struttura per ricavarne appositi vani funzionali all’occultamento.
Sarebbero stati così identificati tutti i soggetti coinvolti, legati per lo più da “vincoli di sangue” (nel rispetto della tradizione ‘ndranghetistica), e individuati, tra l’altro, i differenti ruoli svolti da ognuno di essi in seno al sodalizio. L’intera operazione ha permesso di infliggere all’organizzazione rilevanti perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che, soprattutto, dei mancati guadagni. La droga sequestrata, infatti, una volta lavorata ed immessa in commercio, avrebbe fruttato all’organizzazione oltre 45 milioni di euro. Colpito anche il patrimonio accumulato dai principali arrestati.
'NDRANGHETA: DDA, SERVONO SOCIETÀ CIVILE E IMPRENDITORI ONESTI
13:49 | "Come si muove la 'ndrangheta e come si muovono le cosche lo sappiamo da decenni, ma sgominare una cosca è una cosa molto difficile. Ci vuole più della magistratura: ci vogliono la società civile e imprenditori onesti. E non bisogna fare proclami: non bisogna predicare di giorno legalità e di notte chiedere voti ai mafiosi". È quanto ha dichiarato Vincenzo Lombardo, procuratore capo della DDA di Catanzaro, nel corso della conferenza stampa riguardante l'operazione "Gentleman".
"Non è con un'operazione, purtroppo, che debelliamo la 'ndrangheta - ha invece dichiarato il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto - io ricordo solo un'operazione che ha debellato una cosca: l'operazione "Omnia" contro la cosca Forastefano. Oggi abbiamo colpito questa cosca solo per un 5% del suo potere offensivo".