Omicidio Bruni, arrestati due presunti mandanti
Sarebbero stati tra gli organizzatori dell'omicidio di Luca Bruni, ucciso e fatto sparire nel gennaio del 2012 all’età di 37 anni. Con quest’accusa i carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Cosenza, su ordine della Dda di Catanzaro, hanno eseguito oggi due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Francesco Patitucci (56 anni), già detenuto, e di Roberto Porcaro (32)
Secondo gli inquirenti entrambi avrebbero fatto parte del gruppo dei mandanti dell'omicidio, maturato nell'ambito del riassetto del controllo criminale a Cosenza.
Stando alla ricostruzione degli investigatori, Bruni sarebbe stato vittima di un tranello: facendogli credere di dover prendere parte ad un incontro con i presunti vertici dell'organizzazione, Ettore Lanzino e Franco Presta, allora entrambi latitanti, venne invece assassinato a colpi di pistola. Il cadavere fu poi sepolto in una campagna di Orto Matera, a Castrolibero e i suoi resti ritrovati due anni dopo, nel dicembre del 2014.
Nel marzo dell’anno dopo, il 2015, per l’omicidio di Bruni vennero arrestati, con l’accusa di concorso in omicidio pluriaggravato e occultamente di cadavere, Maurizio Rango (39 anni) e Franco Bruzzese (49 anni), considerati i reggenti della cosca "Rango-Zingari".
L'omicidio dell’allora 37enne sarebbe da ricondurre a dei contrasti creatisi dopo un accordo tra la cosca degli "Italiani" e quella degli "Zingari". Bruni, secondo gli inquirenti, dopo la morte del fratello Michele avrebbe assunto un ruolo di vertice del suo gruppo e avrebbe tentato di organizzarsi così da ampliare il raggio d’azione degli interessi della cosca.
Cosa che evidentemente sarebbe andata contro gli accordi già stabiliti nel “patto” tra gli “Italiani” e gli “Zingari”, i primi capeggiati da Ettore Lanzino e i secondi, nel periodo di riferimento, da Franco Bruzzese.
Nei confronti degli “Italiani”, sempre in base alla tesi degli investigatori, Bruni avrebbe nutrito un forte risentimento ritenendola “storicamente” responsabile della morte del padre Francesco, detto “bella bella”.
Alla ricostruzione della dinamica dell’omicidio gli inquirenti sono giunti anche grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Adolfo Foggetti, che avrebbe preso parte all’assassinio di Bruni.