‘Ndrangheta. Beni per 1,3 milioni sequestrati dalla Dia
Due decreti di sequestro di beni, del valore di circa 1,3 milioni di euro, sono stai eseguiti dalla Dia di Reggio Calabria, a seguito di una proposta a firma del Procuratore della Repubblica e di una a firma del direttore della Direzione investigativa antimafia. Destinatari del provvedimento sono Salvatore Domenico Tassone, 66 enne colpito dalla misura della sorveglianza speciale e Biagio Francesco Maduli, 51enne attualmente ai domiciliari.
Tassone è considerato dagli inquirenti un esponente di primo piano della cosca dei Longo di Polistena e figura rappresentativa di diverse cosche della Piana e della zona Jonica reggina. A suo carico precedenti penali per favoreggiamento personale, omicidio ed occultamento di cadavere. Il Tribunale di Reggio, il 3 febbraio del 2011, lo ha dichiarato “socialmente pericoloso” sottoponendolo alla sorveglianza speciale per quattro anni, in ragione, tra l'altro, del suo coinvolgimento nell'operazione “Arca”, indagine in cui Tassone è stato condannato, primo grado, ad otto anni e otto mesi di carcere per associazione mafiosa ed estorsione finalizzate al controllo e alla gestione degli appalti pubblici sui lavori di rifacimento di alcuni tratti dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Al 66enne, in passato, era stato già confiscato un patrimonio di 47 milioni di euro, beni ritenuti frutto del reimpiego di attività illecite. Il provvedimento emesso oggi scaturisce da altri accertamenti delegati dalla Procura, che avrebbero accertato la riconducibilità a Tassone di due immobili, in particolare un capannone ad uso industriale ed una villetta, costruiti tra il 1994 ed il 2006 su un terreno già sottoposto alla precedente confisca.
Maduli è stato invece arrestato dai carabinieri del Ros di Reggio Calabria (in collaborazione la Dia di Milano e Reggio Calabria), il 19 giugno del 2014 in seguito ad una ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal gip della città dello stretto nell'ambito dell'operazione ''Ndrangheta Banking”. La misura fu stata eseguita anche nei confronti di altri 17 soggetti indagati per associazione mafiosa, usura, estorsione, esercizio abusivo dell'attività creditizia e intestazione fittizia di beni, aggravati dalla finalità mafiosa. In questo contesto operativo, emerse – secondo gli investigatori - che Maduli fosse un soggetto a disposizione delle cosche locali (in particolare di Vincenzo Pesce) attraverso le imprese di cui è risultato formale intestatario.
Tra i beni sequestrati vi sono un fabbricato, un capannone in cemento armato di circa 720 metri quadrati; 2 terreni destinati alla coltivazione di agrumi, un fabbricato in fase di costruzione, conti correnti e altre disponibilità bancarie.