Estorsione e truffa ai danni di una coppia di anziani, un arresto nel crotonese
Alle prime luci dell’alba di oggi, i Carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Crotone, sottoponendo agli arresti domiciliari un 30enne di Roccabernarda, Emanuele Valenti Carcea.
Secondo gli inquirenti, l’uomo - già gravato da precedenti penali ed attualmente sottoposto ad “avviso orale” - insieme ad altre persone e negli ultimi mesi avrebbe posto in essere una “continuata ed ininterrotta” attività di estorsione e truffa nei confronti di due coniugi del posto - entrambi ultra 65enni - per procurarsi indebitamente una cifra che si aggirerebbe intorno ai 100 mila euro.
A questo scopo il 30enne avrebbe utilizzato vari metodi per estorcere il denaro alle presunte vittime: dal raggiro alla minaccia, dalla lusinga alla violenza, “potendo contare - sostengono gli inquirenti - sulla collaborazione di un nutrito drappello di complici” che sono tutti destinatari oggi di altre ordinanze: in particolare i militari hanno notificato a A.B., donna 52enne del posto, un divieto di dimora nel comune di Roccabernarda; ed un “divieto di avvicinamento dei luoghi abitualmente frequentati dalle vittime” nei confronti di altre tre donne (A.V.C., di 25anni, E.V.C, di 26 e A.V.C., di 27) e due uomini (D.I. di 33 anni e S.P. di 38), tutti di Roccabernarda.
L’AFFETTO "FILIALE" E LE BASTONATE ALL’ANZIANO
Il gruppo, a cui avrebbe fatto capo l’arrestato, sarebbe riuscito ad entrare in un rapporto di “confidenza morbosa” con l’anziano signore del centro rocchisano, chiedendo prima e pretendendo poi, con le buone o con le cattive, sempre maggiori cifre di denaro in prestito: le motivazioni sarebbero state “un asserito affetto filiale” nei confronti degli anziani, a volte blandendo lusinghe, a volte addirittura minacciando e percuotendo la vittima con un bastone.
Ad un certo punto, quando la cifra estorta era diventata importante, Valenti Carcea - sempre secondo la tesi degli inquirenti - avrebbe escogitato un altro espediente: asserendo di vantare dei crediti di diverse decine di migliaia di euro (da parte di banche o da privati) avrebbe chiesto, preteso ed obbligato la vittima a sborsare altre rilevanti cifre necessarie “a svincolare vari crediti prospettatigli come certi e liquidi, ma inesigibili in quanto sottoposti a imprecisati vincoli”.
I FINTI CREDITI PER FARSI PRESTARE ALTRO DENARO
“Di fatto - raccontano i militari - facendo credere al malcapitato di poter rientrare subito in possesso dei soldi estorti, lo costringeva a versarne degli altri con la promessa … di riottenere immediatamente le prime e le ulteriori somme”. Non sarebbero mancate neanche, da parte di vari personaggi, vere e proprie “interpretazioni” tanto di improbabili funzionari di banca, quanto di creditori, che avrebbero avuto lo scopo di tranquillizzare ulteriormente i due coniugi sulla presenza dei crediti. Si sarebbe anche fatto leva sul senso di pietà dei due anziani, prospettandogli gravissime condizioni di salute patite dai coinvolti e dunque la necessità di reperire immediatamente grosse somme di denaro.
Il gruppo è accusato, pertanto, a vario titolo ed in concorso, di estorsione, truffa, rapina ai danni dei coniugi per un cifra non inferiore ai centomila euro. “Gli anziani, quasi rassegnati agli eventi, sicuramente impauriti - spiegano ancora gli investigatori - non hanno inteso mai parlarne con nessuno della grave situazione che stavano vivendo”. il Comandante della Stazione di Roccabernarda, Marco Fontanella, ha raccolto così indiscrezioni, voci e con un paziente lavoro di analisi, all’inizio del 2015 si è fatto un’idea della condotta nei confronti dei due indifesi ultra 65enni. Sono state necessarie però anche delle captazioni telefoniche, effettuate all’oscuro delle vittime, da parte dei militari del Nucleo Operativo, per cercare di accertare in maniera oggettiva quanto stesse accadendo. L’attività di intercettazione, insieme all’analisi degli estratti conto bancari, hanno fornito agli investigatori dei dati ritenuti “oggettivi” e “non suscettibili di discrezionalità” sul reato che si stava consumando.
Il riferimento a fonti “oggettive e terze” di ricerca della prova è stato quanto mai importante nell’Operazione “Senectus”, così com’è stata denominata, in considerazione proprio del fatto che nessuno dei due anziani, per lungo tempo, ha esplicitamente denunciato l’accaduto. Le attività concluse nella mattinata di oggi sono state eseguite sotto l’attenta direzione del Pubblico Ministero Bono.