Maxi confisca ad imprenditore: sigilli a beni in Calabria, Abruzzo e Toscana
Un patrimonio, stimato in oltre 324 milioni di euro, è stato confiscato dalla Dia di Reggio Calabria ad un imprenditore, il 62enne Vincenzo Oliveri, impegnato del settore oleario e con proiezioni anche nel comparto alberghiero, immobiliare e dei servizi.
I beni sottoposti al provvedimento - costituiti dal patrimonio aziendale e societario di numerose aziende, immobili, autoveicoli e rapporti finanziari - si trovano non solo nella nostra regione, in particolare nella Piana di Gioia Tauro e nel catanzarese ma anche in Abruzzo e Toscana. In particolare si tratta 15 società (di cui è stata disposta la confisca della sola quota dell’imprenditore), 88 immobili, 7 autoveicoli, 385 titoli comunitari (aiuti all’agricoltura) che danno diritto a percepire dall’Agea la somma circa 1,6 milioni di euro annui, e svariati conti correnti societari e personali. Le aziende confiscate, fanno sapere gli inquirenti, resteranno comunque operative con appositi amministratori giudiziari nominati dall’Autorità giudiziaria.
Oliveri è socio insieme al fratello in numerose iniziative imprenditoriali avviate sin dai primi anni ’80 e culminate con la costituzione di un vero e proprio impero imprenditoriale le cui attività, partendo dal settore oleario, si sono poi diversificate nel tempo soprattutto in quello alberghiero di lusso.
L’imprenditore, in passato, è stato coinvolto in diversi procedimenti penali per reati associativi finalizzati alla commissione di truffe aggravate, frode in commercio, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, i quali si sono conclusi comunque con provvedimenti di prescrizione o amnistia. Nel corso del 2010, è stato anche arrestato per associazione a delinquere, truffa aggravata ed altro, in ordine ad una presunta percezione indebita di contributi erogati a favore di aziende facenti parte del suo Gruppo.
Nel provvedimento di oggi, per i Giudici del Tribunale reggino i motivi fondanti della confisca, più che quelli riguardanti la sproporzione tra i redditi dichiarati e percepiti sarebbero stati degli indizi sull’ingente patrimonio accumulato da Oliveri nel tempo, considerato “frutto di attività imprenditoriale illecita”.
(Aggiornata alle 12:20)