‘Ndrangheta. Confiscati i beni al “braccio economico-imprenditoriale” dei Piromalli
S’aggira intorno agli undici milioni e mezzo di euro il valore dei beni che la Guardia di Finanza reggina, coordinata dalla Dda locale, ha confiscato stamani a Rocco Delfino, imprenditore gioiese che opera nel settore della raccolta e gestione di rifiuti.
La figura dell’uomo era emersa, tra le altre, nell’inchiesta “Malapigna” (QUI), nel cui contesto è stato ritenuto dagli inquirenti “capo, promotore ed organizzatore” della cosca Piromalli, della quale sarebbe divenuto, nel corso del tempo, il finanziatore ed il braccio economico-imprenditoriale.
Secondo appurato nel corso delle investigazioni, Delfino sarebbe inserito stabilmente nel clan, quanto meno a partire dagli anni ’90, dapprima come semplice partecipe per poi assumere un ruolo verticistico e la funzione di imprenditore mafioso, operante, in particolare, nello smaltimento dei rifiuti ferrosi e metallici ed in grado, proprio in virtù della sua presunta caratura criminale definita come “elevata”, di intrattenere rapporti con esponenti di altre cosche mafiose.
Sempre in base alla tesi degli inquirenti, come braccio economico-imprenditoriale del clan, avrebbe anche messo a disposizione le sue imprese per consentire alla ‘ndrangheta di riciclare guadagni illeciti.
Su queste basi la Direzione Distrettuale Antimafia ha incaricato il Gico, il Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata delle fiamme gialle, a svolgere una apposita indagine a economico-patrimoniale finalizzata appunto all’applicazione, nei confronti dell’uomo, di una misura di prevenzione patrimoniale.
L’attività, anche valorizzando i risultati di precedenti indagini, attraverso una complessa ed articolata verifica e al riscontro documentale ha ricostruito le acquisizioni patrimoniali dirette o indirette effettuate dall’imprenditore nel corso di un ventennio e individuato il patrimonio considerato come direttamente ed indirettamente nella sua disponibilità, il cui valore è ritenuto sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata, quindi considerato come il frutto o il reimpiego di attività illecite.
Alla luce ciò la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, nel febbraio del 2022 aveva disposto il sequestro dei beni riferibili a Delfino (QUI) ed oggi, dunque, la confisca.
I sigilli sono pertanto scattati costituito per l’intero compendio aziendale di tre società ed una ditta individuale dei settori dello smaltimento di rifiuti metallici e delle costruzioni, compresi 37 autoveicoli e automezzi e le quote di proprietà di tre terreni ubicati in provincia di Reggio Calabria.
Inoltre, confiscati quattro fabbricati ubicati sempre nel reggino; 27 orologi di lusso; svariate tipologie di gioielli ed oggetti preziosi; circa 75 mila euro in contanti; rapporti bancari, finanziari e assicurativi e relative disponibilità.
Con lo stesso provvedimento, inoltre, l’imprenditore è stato sottoposto alla Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza per la durata di 4 anni, con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale.