Giovane Italia Crotone: preoccupati per le violenze nel Sahara occidentale

Crotone Attualità

Dopo aver stretto forti legami con il popolo Saharawi, anche a seguito della visita di Mohamed Lamin Dadi, Governatore della Provincia di Aiun e di Khandud Hamdi, rappresentante del Fronte Polisario per l’Italia, la comunità crotonese della Giovane Italia è preoccupata per gli scontri seguiti all’azione di sgombero da parte delle forze marocchine dell’accampamento Saharawi, nel Sahara Occidentale. – Lo scrive in una nota Fabio Federico Presidente Provinciale Giovane Italia Crotone - Cuore della comunicazione tra Marocco, Algeria e Mauritania, il Sahara Occidentale ha una lunga e difficile storia. Ad oggi non si riesce a capire perché esso sia l’ultimo paese africano a non aver ancora ottenuto l’indipendenza.

L’evento che ha segnato la vita dei Saharawi è stata la colonizzazione degli spagnoli iniziata verso la fine dell’800. La presenza spagnola ha avuto un’importante influenza sia nella costituzione del popolo Saharawi che nella definizione delle frontiere del Sahara Occidentale. Nel dicembre del 1960 la risoluzione 1514 dell’ONU chiedeva alla Spagna di liberare il Sahara Occidentale e lasciare che il popolo Saharawi potesse decidere liberamente del proprio destino. Tuttavia, l’evento chiave che determinò un cambiamento nel Sahara Occidentale e nella vita del popolo Saharawi furono gli accordi di Madrid del 14 Novembre del 1975 che sancirono il disimpegno della Spagna; la spartizione del Sahara Occidentale (la parte settentrionale alla Mauritania e la parte meridionale al Marocco); l’inizio dell’esodo del popolo Saharawi, con reazione immediata del Fronte Polisario. Esso, di fronte alla notizia della spartizione del Sahara Occidentale, nel 1976 proclama la nascita della RASD ( Repubblica Araba Saharawi Democratica), immediatamente riconosciuta da molti Paesi. Per sfuggire al genocidio il popolo Saharawi fu costretto a rifugiarsi nel deserto algerino in prossimità di Tindouf, dove ancora oggi vive.

I Saharawi, nonostante esistano da sempre, nonostante abbiano data vita alla RASD nel 1976, non solo faticano a veder riconosciuto lo status politico della loro organizzazione statale, ma lottano anche, da 35 anni, per l’affermazione della loro esistenza in quanto comunità, per il riconoscimento del loro diritto di autodeterminarsi come popolo libero. Il problema del popolo Saharawi non è solo quello di affermare la propria esistenza, ma anche quello di non essere cancellato, non solo dalle carte geografiche, ma anche fisicamente. Purtroppo une delle più grandi violazioni che avvengono nel Sahara Occidentale è quella legata ai desaparasidos. Ma la violazione dei diritti umani non riguarda solo “gli scomparsi” ma anche coloro che vivono all’interno dei muri dai quali non solo non possono uscire ma non possono nemmeno avvicinarsi a causa della trincea che li circonda e delle mine antiuomo posizionate nei dintorni.

Non si può non guardare con simpatia al popolo Saharawi, un popolo fiero ed orgoglioso, che ha abbandonato la strada del terrorismo e che pratica un Islam moderato, in cui si valorizza il ruolo della donna e degli anziani. L’auspicio - conclude la nota - èche le parti possano presto trovare una soluzione pacifica alla controversia.