Mamma e figlia uccise nel cimitero, una vendetta avrebbe armato l’omicida
Era stato condotto ieri in caserma e ascoltato per diverse ore come persona informata dei fatti: poi, in serata, la svolta con l’emissione di un fermo d’indiziato di delitto a carico di Luigi Galizia, 35enne fratello di Damiano, assassinato nel maggio scorso a Rende.
E da questo fatto erano partiti gli inquirenti che oggi ritengono di aver fatto luce sul duplice omicidio consumato nel cimitero di San Lorenzo del Vallo, quando ad essere uccise furono Edda Costabile (77 anni) e la figlia Ida Attanasio (52), madre e sorella di Francesco Attanasio, a sua volta fermato a maggio con l’accusa di essere l’omicida di Damiano Galizia.
Insomma, per gli inquirenti sarebbe una ritorsione per l’omicidio del fratello il movente che avrebbe spinto il 35enne fermato oggi ad armarsi ed esplodere, in quella domenica di fine ottobre (era il giorno 30), 12 colpi d’arma, 10 dei quali attinsero e uccisero le due vittime.
È Lo stesso procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, che ha coordinato le indagini insieme al sostituto Giuliana Rana, a parlare testualmente di un caso in cui si sarebbe “nel contesto - ha detto - della vendetta pura”.
Inoltre, ha spiegato ancora Facciolla, l’alibi fornito da Galizia su come avrebbe trascorso la giornata degli omicidi e la settimana dopo, nel corso della quale è stato irreperibile, sarebbe crollato nel corso dell'interrogatorio risultando falso.
Il procuratore ha poi ribadito che questo caso “non è un fatto mafioso, e neanche un fatto di faide familiari”. Per il magistrato “è una subcultura, il soggetto ha deciso di colpire le donne, che non avevano nulla a che fare con la vicenda, non potendo colpire chi ha ucciso suo fratello". “Gli atti - ha concluso - sono ancora ufficialmente coperti fino all'interrogatorio di garanzia e le indagini sono ancora in corso per scoprire altri coinvolgimenti, perché qualcuno deve averlo almeno aiutato nella fase successiva al delitto".
Anche il questore Luigi Liguori, ha voluto complimentarsi con il Procuratore come anche con la Squadra Mobile cosentina e col Comando Provinciale dei Carabinieri, che hanno collaborato in sinergia nelle investigazioni giungendo in breve tempo, stando ovviamente alla tesi dell’accusa, a far luce sull’efferato omicidio.