Canile di Mortara, inquirenti: quadro desolante, animali maltrattati. Diversi gli indagati
Truffa ai danni del Comune per aver prodotto delle false attestazioni nell’ambito della procedura finalizzata all’aggiudicazione della gestione del canile, ma anche estorsione e violenza privata oltre all’odioso reato di maltrattamento di animali per aver detenuto i cani ospitati nella struttura in condizioni incompatibili con la loro natura.
Queste le accuse mosse al rappresentante legale (P.I., di 50 anni) dell’Associazione Aratea a cui era affidata la gestione del canile municipale di Mortara di Pellaro e di cui stamani è scattato il sequestro.
La donna è finita ai domiciliari ma diverse altre persone sono indagate nell’indagine condotta dal Nirda (il Nucleo Investigativo Reati in Danno agli Animali) dei Carabinieri Forestale di Reggio Calabria e coordinata dalla Procura. Gli inquirenti ritengono di aver ricostruito quella che definiscono “la travagliata vicenda relativa alla gestione del canile” ed al suo affidamento a dei privati e che, da anni, è al centro di una querelle che ha visto interessi, a volte contrapposti, associazioni animaliste, Comune e Servizi Veterinari dell’Azienda Sanitaria Provinciale. Canile che, costruito nel 2009 e mai utilizzato, sarebbe andato in degrado diventando “inidonea” ad ospitare le centinaia di cani presenti.
Denaro pubblico – sostengono gli investigatori - che, “invece di porre le basi per la soluzione del problema del randagismo” nel reggino, avrebbe invece suscitato “non pochi appetiti di soggetti privati, lasciando in secondo piano il benessere degli animali” ed evidenziando l’inadeguatezza degli Enti Locali e sanitari preposti per legge a risolvere il problema.
Nel corso delle indagini, infatti, sarebbero emerse delle chiare responsabilità nella procedura di aggiudicazione e gestione del canile. Dall’analisi degli atti, risulterebbero delle condotte illecite che lasciano ipotizzare ulteriori responsabilità a carico di altri coinvolti.
I militari aggiungono di aver scoperto quadro “desolante” dal quale emergerebbero diverse di reato contro la persona, il patrimonio, la Pubblica Amministrazione, la fede pubblica, oltre che a danno degli animali e dell’ambiente. Proprio per garantire il benessere dei cani ospiti della struttura, su disposizione del Gip, la stessa, nella sua composizione “rifugio”, è stata affidata in custodia giudiziale al responsabile nazionale dell’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), mentre la componente sanitaria è stata affidata al dirigente veterinario (già direttore sanitario) dell’Asp provinciale.