Omicidio a Sambiase, in carcere anche la moglie del presunto assassino
Due distinti omicidi, avvenuti a distanza di quasi cinque mesi l’uno dall’altro, ma che potrebbero essere collegati da un unico comune denominatore, ovvero i presunti responsabili: marito e moglie, il primo già finito in carcere a luglio scorso.
Stiamo parlando dei delitti di Francesco Berlingeri, il fruttivendolo assassinato a Sambiase il 19 gennaio di quest’anno (nell’azione di fuoco rimase ferito anche il nipote minorenne) e quello di Gregorio Mezzatesta, il dipendente delle Ferrovie della Calabria ucciso invece in pieno centro a Catanzaro il 25 giugno successivo.
Stamani la polizia del capoluogo calabrese ha infatti eseguito un fermo di indiziato di delitto (eseguito lunedì scorso, ma reso noto solo oggi), emesso dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme, a carico di un’infermiera trentenne del posto, Federica Guerrise, ritenuta corresponsabile dell’omicidio di Berlingeri e del ferimento del nipote; provvedimento che il Gip ha convalidato ieri applicando a suo carico la custodia cautelare in carcere.
Stessa misura è stata notificata anche al marito della donna, il trentaduenne Marco Gallo, come dicevamo già arrestato a luglio scorso per l’omicidio di Mezzatesta.
Dopo le indagini svolte dalla Squadra Mobile di Catanzaro e dal Commissariato di Lamezia Terme, sotto la direzione della Procura lametina, gli inquirenti ritengono di aver costruito “un solido quadro probatorio” nei confronti dei due coniugi e di aver ricostruito minuziosamente i loro movimenti sul luogo del delitto, proprio nei momenti più vicini al fatto di sangue.
I DETTAGLI
Le indagini avviate subito dopo l’omicidio e sviluppate mediante una dettagliata analisi di numerose riprese dei sistemi di videosorveglianza installati nei luoghi vicini a quello del delitto, avrebbero consentito di verificare che il presunto autore, a bordo di una moto, sarebbe stato aiutato - anche nella giornata antecedente l’evento, oltre che nei momenti prossimi all’assassinio – dalla moglie Guerrise, che sarebbe stata a bordo di una Fiat 600.
Gli agenti sono risaliti alla donna grazie a riprese video in cui si vedeva il modello di un’autovettura e un parziale della targa che dai successivi accertamenti è risultata essere la macchina intestata alla 30enne.
Le investigazioni hanno avuto un ulteriore impulso grazie alle analisi del traffico globale della cella del luogo del delitto, dalla quale sarebbe emersa la contemporanea presenza dei telefoni degli indagati, nei momenti in cui è stata anche constatata la presenza della moto utilizzata dal killer e quella dell’autovettura “di supporto”, nei pressi del luogo dell’omicidio.
Marco Gallo - sottolineano gli inquirenti - non risulta inserito in contesti di criminalità organizzata né sono emersi pregressi motivi di rancore con la vittima cosicché, con riferimento all’omicidio, pare possa aver rivestito il ruolo di “killer” prezzolato.
Le attività tecniche realizzate in relazione all’omicidio del Francesco Berlingeri hanno evidenziato come il possibile movente sia da ricondurre ai trascorsi criminali della vittima, dedito a furti d’auto o di mezzi industriali con la pratica del cosiddetto “cavallo di ritorno” (la restituzione dei mezzi dietro pagamento).
Secondo gli inquirenti è probabile che proprio la realizzazione di alcuni di questi furti in ambiti territoriali sotto il controllo della criminalità organizzata abbia potuto determinare l’eliminazione di Berlingeri.