Cosca Rango-Zingari, scatta il sequestro per due presunti boss

Cosenza Cronaca

Oltre cinque milioni di euro: a tanto ammonta il valore dei beni che stamani sono stati sequestra dalla guardia di finanza di Cosenza a due persone ritenute “affiliati di spicco” della cosca “Rango-Zingari”: si tratta di Antonio Intrieri e Domenico Mignolo.


Il provvedimento è scattato su richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, diretta dal Procuratore Nicola Gratteri, a seguito di un complesso accertamento antimafia coordinato dall’Aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Sostituto Camillo Falvo.

La normativa antimafia prevede infatti l’applicazione delle misure di prevenzione, anche patrimoniali, a carico di quei soggetti che sono considerati, “sulla base di elementi di fatto, dediti abitualmente a traffici delittuosi o che, per la loro condotta ed il loro tenore di vita, si ritenga vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di queste attività.

Intrieri è infatti considerato ai vertici della cosca Rango-Zingari. È stato condannato a 14 anni di reclusione per associazione mafiosa e altri reati nell’aprile del 2016 ed attualmente è detenuto in attesa di giudizio. Su di lui grava anche la sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza (ancora da scontare appunto perché detenuto).

Quanto a Mignolo, invece, ritenuto ai vertici della cosca, è stato anch’egli condannato a 14 anni per associazione mafiosa nella stessa sentenza del Gip di Catanzaro. Nel luglio del 2016 è stato inoltre condannato dal Tribunale di Cosenza a 18 anni per omicidio. Al momento è detenuto ed è sottoposto al 41 bis, il “carcere duro” e gravato anche dalla sorveglianza speciale.

SOTTO LA LENTE 30 ANNI DI GUADAGNI

Il sequestro di oggi è stato possibile grazie anche al lavoro certosino svolto dai Finanzieri calabresi del Nucleo di Polizia Tributaria di Cosenza, che, sotto la direzione della Dda di Catanzaro, hanno svolto degli accertamenti patrimoniali nei confronti dei soggetti considerati come appartenenti alla cosca, e condannati, oltre che nei confronti dei loro prossimi congiunti.

Gli investigatori hanno esaminato e approfondito le variazioni patrimoniali avvenute nell’arco di trent’anni, ovvero in un periodo compreso tra il 1986 ed il 2016.

Da ciò sarebbe emersa una sproporzionenetta” delle spese che avrebbero sostenuto rispetto ai redditi esigui dichiarati e che non apparirebbero sufficienti nemmeno a soddisfare le esigenze di vita primarie.

I BENI SEQUESTRATI

L’esecuzione del provvedimento ha portato dunque al sequestro di beni intestati o riconducibili ai due. Si tratta in particolare di due fabbricati; un appezzamento di terreno; due società con il relativo complesso aziendale; altrettanti fabbricati; quattro quote di partecipazione di società intestate o riconducibili agli indagati; due associazioni sportive dilettantistiche; un altro appezzamento di terreno; otto automezzi; diversi rapporti bancari. Il tutto, e come dicevamo, per un valore complessivo stimato in oltre 5 milioni di euro.

Con questo provvedimento, affermano gli stessi inquirenti, “vengono colpite le risorse economiche della criminalità organizzata, si rende economicamente inefficace lo svolgimento dell’attività criminosa e si riportano i beni sequestrati nel circuito dell’economia legale”.