Rapporti tra ‘ndrangheta e forze dell’ordine, due arresti per concorso esterno

Cosenza Cronaca

Due persone, tra cui anche un appartenente alle forze di Polizia, sono state arrestate stamani (e poste ai domiciliari) con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.


Il provvedimento cautelare è stato emesso dal Gip della distrettuale antimafia di Catanzaro e rientra in una più ampia attività investigativa condotta dal Procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e dal Sostituto Pierpaolo Bruni, sotto il coordinamento del Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri. L’arresto è stato eseguito dalla Squadra mobile della Questura di Cosenza e dal Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri.

Secondo la tesi degli inquirenti si sarebbe disarticolato un contesto di criminalità organizzata egemone nel capoluogo bruzio e nel suo hinterland, tanto che lo scorso 6 aprile 33 soggetti ritenuti appartenenti al cosiddetto clan degli Zingari, nell’ambito dell’inchiesta “Nuova Famiglia”, sono stati condannati - col rito abbreviato - a pene per ben 271 anni di reclusione mentre al presunto boss della cosca “Rango-Abruzzese”, Maurizio Rango, è stato invece inflitto l'ergastolo. In questo contesto sono stati acquisiti presunti rapporti collusivi tra appartenenti alle Forze dell’ordine e soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta.

GI ARRESTATI, ALTRI DUE INDAGATI

11.50 | Gli arrestati sono Vincenzo Ciciarello, 60 anni, agente in passato in forza alla squadra mobile di Cosenza e attualmente in servizio nella Prefettura, ed Enrico Francesco Costabile, 49 anni: per gli investigatori avrebbero fornito notizie riservate ad esponenti della cosca di 'ndrangheta dei "Rango-Zingari" su indagini in corso.

Secondo quanto si apprende, risultano indagate anche altre due persone, un carabiniere e un impiegato civile dell'ufficio verbali della Polstrada di Cosenza e per le quali la Procura antimafia aveva chiesto l'arresto. Si tratta di Antonino Perticari, ex carabiniere ora in pensione, all'epoca dei fatti contestati in servizio a Cosenza, e Fabrizio Bertelli, dipendente della Polstrada. Il gip non ha ritenuto necessaria l'emissione di provvedimenti restrittivi nei loro confronti ritenendo che non ci fossero gli estremi. Sia gli arrestati che i due indagati dovranno rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa.

UNA "SOFFIATA" E SFUGGIRONO ALL'ARRESTO

13:30 | Dalle indagini sarebbe merso come la cosca Rango fosse in grado di sapere in anticipo l'arrivo di controlli e perquisizioni, ma anche il posizionamento di microspie e altri provvedimenti grazie anche a violazioni del sistema informativo interno alle forze dell'ordine.

È quanto sarebbe accaduto nel novembre del 2014, in occasione di una delle operazioni contro il clan: una "soffiata" sarebbe arrivata difatti ad alcuni componenti tanto che, al momento dell'arresto, gli stessi non furono rintracciati nelle loro abitazioni.

Per il procuratore Bombardieri, comunque, c’è "la piena fiducia della Procura e della Dda nei confronti delle istituzioni e dei corpi di appartenenza dei due personaggi coinvolti, al punto - ha detto - che sono stati carabinieri e polizia a condurre le indagini nei confronti dei loro” colleghi.

Sarebbero inoltre emersi presunti rapporti di collusione, nei confronti dei quali sia il poliziotto che il carabiniere sarebbero stati neutralizzati trasferendoli in ruoli dove non avrebbero potuto più “nuocere". "La Procura – ha ribadito Bombardieri in conferenza - è determinata a perseguire qualsiasi condotta di collusione o anche di possibili legami".