‘Ndrangheta: Capitano arrestato sbagliò sistemare microspia

Reggio Calabria Attualità

Doveva piazzare una microspia nell'ufficio di un consigliere regionale della Calabria, ma sbagliò stanza e rischiò di essere scoperto dal collaboratore di un altro consigliere. C'é anche questo nell' ordinanza di custodia cautelare che ieri ha portato in carcere il capitano dei carabinieri Saverio Spadaro Tracuzzi con l' accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione aggravata. L'ufficiale, all'inizio del 2008, insieme ad agenti della Dia di Reggio Calabria, su disposizione della magistratura, doveva sistemare una microspia nell'ufficio al Consiglio regionale del consigliere Pasquale Maria Tripodi, contrassegnata con il numero 509, ma invece si recò alla stanza 519 del consigliere Gianni Nucera e tentando di entrare mise in allarme un collaboratore del consigliere che era nell'ufficio. Del fatto ne ha parlato anche Antonino Lo Giudice, boss dell' omonima cosca reggina e da due mesi divenuto collaboratore di giustizia. Secondo quanto ha riferito il pentito, Spadaro Tracuzzi gli disse che l'attività doveva essere svolta da tempo ma che c'erano state delle difficoltà tecniche per la difficoltà di trovare il budge per entrare a Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale. Successivamente, ha riferito sempre Lo Giudice, il capitano gli disse che aveva risolto il problema e che aveva i contatti giusti.
"In merito a quanto riferito da alcuni quotidiani cioé il fatto che alcuni magistrati tenevano le barche presso cantieri di Spanò, e cioé Mollace e Macrì, voglio denunciare la falsità totale di questa circostanza in quanto non ho mai posseduto una barca né tantomeno so chi sia Spanò e dove si trovi il suo cantiere". A sostenerlo è il procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria Carlo Macrì, in merito alle indagini che hanno portato all'arresto del capitano dei carabinieri Saverio Spadaro Tracuzzi. Carlo Macrì è il fratello di Vincenzo, attualmente procuratore generale di Ancona dopo essere stato procuratore nazionale antimafia aggiunto. "Inoltre - ha aggiunto Carlo Macrì - denuncio che la falsità di questo dato, chiunque lo abbia riferito, poteva essere accertata in poche ore con i potenti mezzi di cui dispone la Dda di Reggio Calabria".