Trenta colpi di pistola contro il braccio destro del boss Mancuso, agguato a Ionadi
Trenta colpi di pistola, sparati verosimilmente da tre persone, sono stati esplosi nella notte a Nao di Ionadi contro Dominic Signoretta, 45enne, ritenuto dagli inquirenti braccio destro di Pantaleone Mancuso, detto “l’ingegnere”.
Il destinatario del messaggio di morte è, però, uscito miracolosamente illeso da quello che sembra un vero e proprio agguato.
I killer erano nascosti in una siepe da dove, appena l’obiettivo è uscito da casa, gli avrebbero scaricato addosso la pioggia di proiettili. Signoretta si è salvato riparandosi dietro un muretto.
Su quanto avvenuto sono in corso le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia. Il 45enne, che sta scontantando una perna agli arresti domiciliari, è coinvolto nell’operazione “Mediterraneo” (LEGGI) e condannato in primo grado ed in appello a Reggio Calabria alla pena di 12 anni di reclusione.
Nel processo è stata contestata l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti ed in particolare di avere avuto un ruolo direttivo in un gruppo vibonese che avrebbe rifornito di stupefacente anche la cosca Molè.
Visto il curriculum criminale di Signoretta, gli inquirenti temono l’inizio di una guerra di mafia nel vibonese.
Ben tre collaboratori di giustizia: Andrea Mantella, Arcangelo Furfaro e Raffaele Moscato, hanno lasciato rivelazioni sulla vita e le azioni criminali di Signoretta.
Secondo quanto riferito da Moscato, “Signoretta rappresentava il gruppo di fuoco di Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere, unitamente a Giuseppe Mancuso, figlio dell’Ingegnere, irreperibile dopo che il fratello Emanuele ha deciso di diventare collaboratore di giustizia.”
“Abbiamo appreso noi Piscopisani – ha riferito Moscato – del fatto che Signoretta e Giuseppe Mancuso erano due che sparavano. Ed abbiamo appreso ciò direttamente da persone di Limbadi e Nicotera che erano vicine al nostro gruppo, fra cui Antonio Campisi, figlio del narcotrafficante Domenico Campisi”. Quest’ultimo è stato ucciso nel giugno 2011 lungo la strada provinciale per Nicotera.
A tracciare il profilo criminale di Dominic Signoretta è anche il collaboratore di giustizia Arcangelo Furfaro, detto Lino, ex esponente del clan Molè. Anche lui, come Moscato, lo inquadra come “braccio destro” di Luni Mancuso. “Domenic si chiama così perché la madre è tedesca e lui stesso parla molto bene il tedesco. In casa nel periodo di coabitazione eravamo sempre armati. La nostra casa a Roma era frequentata da Peppe Mancuso, figlio di Pantaleone Mancuso, detto l’ “Ingegnere”, che abita a Nicotera vicino al campo sportivo”, ha rivelato Furfaro.