Prosegue l’esilio di Lucano. Tribunale rigetta richiesta dei legali per rientrare a Riace

Reggio Calabria Cronaca
Mimmo Lucano, sindaco di Riace

Continua ancora l’esilio di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace coinvolto in un’inchiesta della Procura di Locri nell’ambito della quale, nel 2018, furono disposti per lui gli arresti domiciliari, poi revocati.

I legali, prima dell’inizio del processo che lo vede alla sbarra insieme ad altre 26 persone, hanno chiesto la revoca del divieto di dimora a Riace, disposto quale misura alternativa all’arresto ma il Tribunale ha rigettato questa nuova istanza.

La richiesta era motivata dal fatto che Lucano non essendo più sindaco, e non essendo stato rieletto in Consiglio comunale, non potrebbe reiterare i reati che gli vengono contestati.

Il Tribunale, presidente Fulvio Accurso, ha, infatti, rigettato la richiesta depositata l'8 giugno dai legali dell'ex primo cittadino con la quale si chiedeva di revocare l'ordinanza cautelare del divieto di dimora a cui è sottoposto, facendo leva sulla cessazione delle esigenze cautelari.

La decisione deriva dal fatto che “il processo a carico dell'imputato non è neppure iniziato e che la vicenda cautelare, anche per ciò che concerne le esigenze cautelari, è sub judice”.

Poco prima di entrare in Tribunale Lucano si è fermato a parlare con i giornalisti e con gli attivisti che hanno promosso uno stand di protesta proprio fuori dal palazzo di giustizia.

Si è mostrato sereno, affermando che ci sono persone che hanno subito e subiscono cose più gravi di me e la consapevolezza che ci sono tante persone in Italia che sono solidali e mi trasmettono la sensazione di non essere solo”.

Oggi parte infatti il processo a suo carico e degli altri 26 per presunte irregolarità volte a favorire la permanenza sul territorio nazionale di stranieri.

Le accuse contestate sono, a vario titolo, associazione per delinquere, truffa con danno patrimoniale per lo Stato, abuso d’ufficio, peculato, concussione, frode in pubbliche forniture, falso e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

L’operazione “Xenia” che ha coinvolto Lucano risale al 2 ottobre dello scorso anno. Lucano fu sottoposto agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta rifiuti.

Un'indagine nata successivamente ai rilievi della prima ispezione su presunte irregolarità nella gestione del progetto migranti, e che nonostante la seconda ispezione, favorevole al "modello Riace", qualche giorno dopo l’arresto di Lucano ha determinato il Ministero dell'Interno alla revoca dei finanziamenti, irrogando 34 punti di penalità, e alla chiusura dello Sprar, con i migranti da trasferire lontano da Riace; esclusione poi ritenuta illegittima dal Tar.

(ultimo aggiornamento 13:08)