Una telefonata “allungava” … la dose. Così si spacciava nella movida reggina
La droga - in particolare marijuana, eroina e cocaina - la procuravano, a volte anche in ingenti quantitativi, dalla provincia reggina, a Sinopoli o a Sant’Eufemia d’Aspromonte. Poi la rivendevano sulla piazza del capoluogo.
Su di loro, però, avevano già messo gli occhi i carabinieri della stazione Modena della città dello Stretto che dopo l’arresto in flagranza di un 51enne, Francesco Lonano, avvenuto due anni fa, esattamente nell’aprile 2017, avevano avviato delle indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore Gianluca Gelso, arrivando a scoprire quella che ritengono una organizzazione ben “strutturata e sistematica” per lo spaccio di stupefacenti nel capoluogo.
Una “struttura” che per essere più pratica e funzionale avrebbe anche saputo scegliere un luogo vicino alla movida notturna cittadina, in pratica un appartamento in via 2 Settembre, e addirittura a diversi istituti scolastici, in questo caso un locale nel centro di Reggio da ristrutturare e adibire a sala giochi e circolo ricreativo in cui concentrare lo spaccio, e con fuori l’insegna col nome “Random”.
E proprio da quest’ultima ha preso il nome l’operazione fatta scattare stamani, quando i militari del Comando Provinciale hanno eseguito una quindicina d’arresti emessi dal Gip del Tribunale su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, diretta da Giovanni Bombardieri (LEGGI).
GLI ARRESTATI
In carcere sono finiti in otto: Francesco Lonano, nato a Tropea il 3 gennaio 1968; Antonio Massimo Condello, nato a Reggio Calabria il 22 aprile 1971 e al momento detenuto nella casa circondariale “Panzera”; Davide Divino, nato a Reggio l’1 dicembre del 1987; Reda Elanakdi, nato in Marocco il 18 aprile 1982; Luca Adornato, nato a Reggio il 7 dicembre del 1979; Lahchen Najih, detto “Mouassine”, nato in Marocco il 27 gennaio 1987; Mansour Mbengue, detto “Pogba”, nato in Senegal il 10 febbraio del 1987; e Giuseppe Campicelli, nato a Reggio Calabria il 7 febbraio del 1979;
Ai domiciliari, invece: Demetrio Condello, nato a Reggio Calabria il 14 agosto del 1996; Antonia Condello, nata a Reggio Calabria il 7 luglio 1998; Annunziata Elisabetta Foti, nata a Reggio Calabria il 28 maggio 1966; Silvia Lipari, nata a Melito Porto Salvo il 12 luglio 1985; Naim Faouzi, nato in Marocco il 18 dicembre 1983; Salvatore Lonano, nato a Tropea l’8 febbraio 1992; e Youssef Rachid, detto “Italia Uno”, nato in Marocco il 20 giugno 1969.
Le accuse contestate sono a vario titolo di associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti; produzione, traffico e detenzione illeciti di droga; tentata estorsione, lesioni personali, riciclaggio, detenzione illegale di arma, mutilazione fraudolenta della propria persona.
UNA "STRUTTURA" BEN ORGANIZZATA
Alle indagini è stato particolarmente utile proprio il monitoraggio del locale di cui accennavamo, il Random, di fatto in ristrutturazione e utilizzato come deposito temporaneo della droga da smerciare.
Tenendolo sotto osservazione i militari sarebbero così riusciti a dimostrare quella che definiscono come “una fiorente attività di spaccio” che sarebbe stata avviata principalmente da Antonio Condello e Davide Divino.
In pratica, l’acquisto dello stupefacente da parte degli acquirenti abituali partiva da una telefonata in cui si fissava un orario d’incontro, essendo noti sia il luogo dello scambio che la “merce” da acquistare.
Proprio dal contenuto delle conversazioni intercettate dai Carabinieri, infatti, si avrebbe contezza della partecipazione dei diversi indagati all’organizzazione, ognuno con un proprio ruolo e con una “propria” clientela nelle diverse aree urbane.
Secondo gli inquirenti, i veri propri promotori del sodalizio, sarebbero stati Francesco Lonano, Antonio Massimo Condello e Davide Divino, che si sarebbero occupati di acquistare la droga (cocaina, marijuana e, talvolta, eroina), ne avrebbero organizzato il trasferimento verso il capoluogo e poi il taglio e il confezionamento in dosi.
La rete di spaccio, invece, sarebbe stata composta da altri degli arrestati di oggi: Reda Elanakdi, Lahchen Najih, Mansour Mbengue, Luca Adornato, Youssef Rachid, Silvia Lipari, Naim Faouzi, Antonia Condello, Demetrio Condello, Annunziata Elisabetta Foti e Giuseppe Campicelli. A loro sarebbe spettato il compito di vendere la droga in strada o dalle rispettive abitazione.
IL RIGIDO “GOVERNO” E LE MINACCE AGLI INSOLVENTI
Gli investigatori, però, puntano l’attenzione proprio su Francesco Lonano, originario di Parghelia (nel vibonese) ma con lunghi trascorsi nel reggino, che sarebbe stato intenzionato a governare rigidamente la rete di spaccio, indispensabile a preservare il proprio “mercato”.
Durante le indagini sono stati documentati infatti numerosi episodi in cui Lonano avrebbe addirittura aggredito o minacciato con una pistola i partecipi del sodalizio, perché insolventi rispetto alle “partite” di droga che gli erano state assegnate.
In un caso, in particolare, dopo aver disposto l’aggressione nei confronti di uno di loro, di Najih, avrebbe simulato un incidente stradale per giustificare le ferite che gli aveva causato (giudicate guaribili in 30 giorni dai sanitari che lo avevano visitato), ma anche per incassare il risarcimento dalla compagnia assicurativa e compensare, così, il debito vantato per una fornitura di cocaina e marijuana.
Inoltre, per eludere le investigazioni, Lonano, assieme al figlio Salvatore, e ad Adornato e Divino, avrebbero ricercato delle persone compiacenti cui far attivare dei conti correnti bancari e delle carte prepagate, necessarie per custodire i guadagni ottenuti con la loro “attività”.
Proprio in ragione del “carattere sistematico” di queste condotte, Lonano e Adornato sono ritenuti pienamente coinvolti in altre attività, quelle di riciclaggio, per le quali sono destinatari di una misura restrittiva nell’ambito dell’indagine “Fullones”, anch’essa eseguita oggi dall’Arma reggina (QUI).
In altri casi, sempre Lonano e il figlio Salvatore, avrebbero poi fatto sottoscrivere delle false dichiarazioni di prestito ad alcuni spacciatori dell’organizzazione, così da giustificare il debito contratto per l’acquisto dello stupefacente, da qui la contestazione dell’estorsione e dell’usura ai danni di alcuni partecipi dello stesso gruppo criminale.
Fra gli indagati, Youssef Rachid, accusato di numerosi episodi di spaccio, non è stato raggiunto dal provvedimento di oggi poiché espulso per motivi di sicurezza nazionale nel giugno 2017.
Nel corso dell’attività sono state tratte in arresto in flagranza di reato cinque persone e sottoposti a sequestro 290 grammi di cocaina, 630 di marijuana e 5.500 euro in contanti, ritenuti il provento dell’attività di spaccio.