Uccise il padre perché “esasperato”, condannato a 18 anni: concessi i domiciliari
Lascia il carcere il giovane Alessandro Manzi, 28enne accusato di omicidio volontario per aver ucciso a colpi di fucile il padre Mario, all’epoca 50enne, la sera del 16 novembre del 2017 e sull’uscio di casa di un’abitazione degli alloggi popolari di viale Sant’Angelo nell’area urbana di Rossano (QUI).
La Corte di Assise di Appello di Catanzaro, valutando favorevolmente la condotta processuale serbata dall’indagato nel corso del procedimento e tenendo in debita considerazione le motivazioni che lo avevano portato a commettere il delitto, ha disposto nei suoi confronti il regime dei domiciliari.
Manzi, che subito dopo il fatto si era costituito ai Carabinieri della città jonica cosentina, percorrendo a piedi il tratto di strada che divide la sua casa dalla Compagnia della Benemerita, si era immediatamente assunto la responsabilità dell’accaduto narrando di come fosse arrivato ad un punto di saturazione dopo anni di vessazioni all'interno delle mura domestiche che condivideva con il padre, noto pregiudicato, e con la sua famiglia.
Pena poi ridotta a 9 anni di reclusione all’esito del giudizio di secondo grado, lo scorso ottobre, in accoglimento dell’appello proposto dal suo legale, l’avvocato Ettore Zagarese.