Omicidio Manzi, Cassazione respinge ricorso Procura Catanzaro
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso che la Procura Generale di Catanzaro aveva proposto contro la sentenza della Corte di Assise di Appello dello stesso capoluogo, in merito al procedimento nei confronti di Alessandro Manzi.
La Corte d’Appello, applicando una condanna a nove anni di reclusione, ha ridotto di oltre la metà la pena di primo grado mentre il pm aveva chiesto l’ergastolo con isolamento diurno.
I giudici della Suprema Corte hanno accolto dunque le richieste dell’avvocato Ettore Zagarese. Il procuratore aveva presentato un ricorso volto ad applicare all’imputato l’aggravante della premeditazione e a escludere le attenuanti generiche e l’attenuante della provocazione, invece contestate dal pm.
Richieste non accettate dai giudici che hanno difatti confermato la sentenza di primo grado (QUI).
L’imputato, accompagnato dal suo difensore, si è costituito e si è presentato in carcere per finire di espiare la pena residua avendo voluto evitare l’inoltro di ogni richiesta volta al differimento della condanna o alla sua sostituzione con altra.
Manzi è stato accusato di omicidio volontario aggravato perché la sera del 16 novembre del 2017 avrebbe ucciso a colpi di fucile il padre Mario sull'uscio di casa (QUI).
Subito dopo il fatto si costituì ai Carabinieri assumendosi la responsabilità dell’accaduto e narrando di come fosse arrivato al gesto estremo dopo anni di vessazioni (QUI) subite in casa dal padre, noto pregiudicato.
L’uomo è stato tuttavia sorpreso a detenere un’arma che dichiarava aver posseduto per ragioni di difesa in seguito ad alcune minacce ricevute che lo avevano portato a temere per l’incolumità dei suoi cari.