Un litigio con la ex scatena il fuoco: così è stato ucciso Antonio Barbieri

Cosenza Cronaca

È bastata una telefonata, quella della fidanzata, a scatenare la furia omicida? Parrebbe proprio di sì, almeno secondo la ricostruzione degli investigatori che oggi ritengono di aver chiuso il cerchio intorno all’omicidio di Antonio Barbieri, il 26enne trovato gravemente ferito nella sua auto, la sera del 12 gennaio scorso, a Corigliano-Rossano (LEGGI) e morto qualche giorno dopo nell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza (LEGGI).

Gli agenti del commissariato locale e della squadra mobile cosentina hanno fermato due giovani, un 26enne, Cristian Filadoro, ed un 32enne, Vincenzo Fornataro, entrambi di Corigliano (LEGGI).

Sarebbero stati loro ad uccidere Barbieri con dei colpi d’arma da fuoco che lo hanno attinto gravemente alla testa e che ora devono rispondere dei reati di omicidio volontario, ricettazione e porto abusivo di arma.

Barbieri, come ricordavamo, è stato ferito sabato scorso (LEGGI) e dopo essere stato operato nell’ospedale di Rossano, era stato trasferito in quello di Cosenza, dove è poi deceduto il 16 gennaio.

Gli investigatori hanno da subito avviato le indagini sull’accaduto, sotto il coordinamento della Procura di Castrovillari, eseguendo intercettazioni, visionando le immagini dei sistemi di videosorveglianza, soprattutto ascoltando a lungo dei testimoni.

LA DINAMICA DELL'OMICIDIO

Il tutto ha portato a delineare cosa accadde in particolare la sera del tragico ferimento. In pratica, Filadoro, giovane noto alle cronache giudiziarie, dopo essere stato avvisato dalla fidanzata che Barbieri, ex compagno di quest’ultima, si era presentato da lei nella panetteria dove lavora ed avendovi un’accesa discussione, sarebbe arrivato sul posto insieme a Fornataro, a bordo dell’auto di quest’ultimo, e avvicinatosi alla vittima, che si trovava ancora seduto al posto di guida della sua Mercedes, gli avrebbe esploso contro alcuni colpi di pistola cal. 7,65 e ferendolo alla testa.

Di fronte alle ampie evidenze di prova raccolte dagli investigatori, dopo la notifica del provvedimento di fermo entrambi i giovani hanno reso una piena confessione mentre sono ancora in corso altri accertamenti per verificare se ci siano responsabilità penali a carico di altre persone.