Nuova scure sullo stadio Ezio Scida, Mibac chiede di “inibire uso” della struttura

Crotone Cronaca

Nuova scure sulla testa del Crotone calcio che, oltre a combattere in campionato, si ritrova un nuovo atto attraverso il quale il Ministero per i beni culturali chiede di inibire l’uso dello stadio Ezio Scida di Crotone. È quanto fa sapere Sandro Cretella, legale della società sportiva.

Il ministero, come scrive l’avvocato, avrebbe paventato “danni incalcolabili ed irrimediabili al patrimonio archeologico” e avrebbe prefigurato “catastroficheconseguenze laddove non si pervenga all’immediato smantellamento delle strutture ausiliarie, correggendo inspiegabilmente il tiro rispetto alla precedente impostazione processuale, chiede al Consiglio di Stato di inibire con immediatezza l’efficacia della sentenza favorevole ottenuta innanzi al TAR della Calabria”.

Cretella parla quindi di “comportamento contraddittorio ed anomalo del MIBAC che, con rara insolenza, incurante dei pregressi insuccessi processuali e, lo si ripete, nella fase più delicata del campionato, pretende di inibire l’utilizzo dello stadio “Ezio Scida” di Crotone”.

E il legale proseguire parlando di “accanimento senza eguali che induce la società ancora una volta a resistere, a mettere in campo tutte le proprie energie e, d’ora in poi, anche a porre in essere ogni azione in ogni competente sede rispetto a tale dubbio agire di un’amministrazione che, a questo punto, sta letteralmente agendo mediante “sviamento di potere”.

Cretella poi fa un excursus di tutta la vicenda giudiziaria relativa allo stadio e delle sentenze a favore del Crotone calcio “non è evidentemente bastato all’amministrazione dello Stato, a colei la quale dovrebbe prima di tutto mirare al perseguimento dell’interesse generale, vedere censurato il proprio operato di fronte ad un primo ricorso della società in ben 4 diverse sedi contenziose (in sede cautelare monocratica e collegiale dinnanzi al TAR Calabria, in sede cautelare dinnanzi al Consiglio di Stato ed in sede di merito dinnanzi al TAR Calabria); non è bastato il ritiro strategico in autotutela appena il giorno prima dell’udienza a fronte di un secondo ricorso sempre innanzi al TAR Calabria avverso il secondo tentativo di giungere alla demolizione delle strutture ausiliarie dello stadio”.

In questo provvedimento “la Soprintendenza aveva preannunciato una rinnovata ed approfondita istruttoria che avrebbe quindi aperto un nuovo canale comunicativo idoneo a dimostrare le ragioni che continuano ad indurci a ritenere del tutto irragionevole questo pervicace “interventismo” del Ministero. Tuttavia nessun nuovo procedimento amministrativo si è aperto e nel giorno della scadenza dei termini processuali, lo scorso gennaio, ci siamo visti recapitare un ricorso in Consiglio di Stato avverso la sentenza favorevole ottenuta lo scorso giugno 2019”.

Con questo ricorso “il MIBAC mira ad ottenere un salvacondotto del proprio operato ed a stabilire la validità di quelle diffide allo smontaggio delle strutture ausiliarie dello stadio, sostenendo l’opinabile principio in base al quale la tutela dei beni culturali non presupporrebbe necessariamente una valorizzazione degli stessi, ma la mera ed astratta salvaguardia degli stessi. Detto in altri termini, secondo il Ministero, lo stesso sarebbe abilitato ad inibire l’utilizzo dell’area su cui poggiano le strutture ausiliarie pur consapevole che su quell’area non è stato programmato alcun intervento di recupero e valorizzazione dei reperti “eventualmente” sottostanti e pur consapevole che quelle strutture non arrecano alcun danno anche laddove fossero presenti reperti”.