‘Ndrangheta: operazione “Anaconda”, chieste 20 condanne
Venti condanne a pene comprese tra dieci e quindici anni di carcere sono state chieste oggi dalla pubblica accusa nell'ambito del giudizio d'appello per venti imputati coinvolti nell'operazione antimafia battezzata "Anaconda", condotta dalla Procura di Cosenza e dalla Dda di Catanzaro contro presunti affiliati al clan Cicero. Il sostituto procuratore generale Marisa Manzini ha concluso la propria requisitoria sollecitando la Corte d'appello di Catanzaro non solo a condannare le sei persone assolte in primo grado, ma anche ad inasprire le pene per i quattordici già condannati - l'appello della Procura e' stato infatti proposto nei confronti di tutti -. Hanno poi chiesto di emettere sentenza di colpevolezza anche i difensori delle parti civili, e cioè la Regione Calabria (rappresentata dagli avvocati Antonella Canino e Pietro Legnetti) - cui in primo grado e' stato riconosciuto un risarcimento da 80.000 euro -, la "Milano assicurazioni" (costituita con gli avvocati Enzo Logiudice ed Armando Sabato) e la "Groupama assicurazioni" (costituita con l'avvocato Ester Siracusa) - cui erano state riconosciute provvisionali rispettivamente da 10.800 euro per la prima e da 2.200 euro per la seconda. Sempre oggi sono iniziate le arringhe dei difensori (tra cui gli avvocati Gullo, Feraco, Campanaro, Ingrosso), prima del rinvio al mese di marzo per le ultime discussioni, e poi al 20 aprile per la sentenza. Il giudizio di primo grado si concluse il 19 novembre 2009 per i venti imputati di "Anaconda" che chiesero il rito abbreviato. Associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni, usura, detenzione illegale di armi, spaccio di sostanze stupefacenti e riciclaggio le accuse complessivamente contestate nell'inchiesta, che fece luce anche sull'omicidio di Angelo Cerminara. Il giudice dell'udienza preliminare distrettuale di Catanzaro, Abigail Mellace, al termine del rito alternativo, scagionò da tutte le accuse: Giovanni Bassi, 43 anni; Antonio Intrieri, 44; Alfonsino Falbo, 38; Adele Nappo, 53; Claudio Castiglia, 33; Santo Loria, 53. Furuno invece assolti solo da alcune delle accuse a loro carico, ma ritenuti responsabili per altre, sia pur con pene particolarmente più basse rispetto a quelle richieste dal pm: Gianfranco Sganga (34 anni), condannato a 8 anni di reclusione; Lorenzo Lucchetta (54), 8 anni e 4 mesi; Pietro De Mari (39), 8 anni; Gianpiero Castiglia (36), 8 anni; Francesco Brunetti (44), 8 anni; Giuseppe Caputo (42), 6 anni; Massimo Carelli (35), 5 anni; Fausto Sposato (28), 5 anni; Gianluca Fantasia (33), 2 anni; Roberto Porcaro (24), 1 anno e 3 mesi; Massimo Donato (30), 1 anno; Raffaello Morabito (37), 1 anno; Giuseppe Tripodi (30), 10 mesi; Egidio Mazziotti (38), 6 mesi (tra gli avvocati impegnati Rossana Cribari, Concetta Santo, Marcello Manna, Paolo Pisani, Luca Muglia, Luca Acciardi, Luigi Gullo, Pino Perri, Antonio Ingrosso, Vittorio Bossio, Nicola Rendace). Lo stesso giudice Mellace, il 22 maggio precedente, mandò sotto processo davanti al Tribunale collegiale di Cosenza gli imputati che non chiesero il rito abbreviato. Tre di loro, in particolare, sono stati rinviati a giudizio anche davanti dalla Corte d'assise di Cosenza per la specifica accusa dell'omicidio di Angelo Cerminara, scomparso il 4 ottobre del 2006, ed il cui cadavere non e' mai stato trovato. Si tratta di Domenico Cicero, 51 anni, detto "Micuzzo", ritenuto a capo del sodalizio e mandante del delitto, e poi Vincenzo Candreva, 45 anni, e Riccardo Greco, 50, presunti esecutori materiali. L'operazione "Anaconda" scattò a novembre 2008, ad opera dei Carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, per l'esecuzione di 32 fermi a carico di altrettante persone, residenti a Cosenza, Mendicino e Castrolibero, presunti affiliati al clan che secondo le accuse avrebbe letteralmente "stritolato" l'economia locale nella morsa dell'usura.