Dpcm. Protesta in piazza a Reggio. Nucera: “Basta chiusure, la Calabria sta annegando”
Le nuove misure introdotte dall'ultimo Dpcm firmato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte hanno scatenato la reazione del mondo imprenditoriale italiano.
A Reggio Calabria in Piazza Italia sono scesi a manifestare gli operatori economici del territorio, con decine di realtà provenienti dall'intera provincia a far valere le proprie ragioni. Giuseppe Nucera, Presidente de ‘La Calabria che vogliamo’, si unisce con forza ai detrattori dell’ultimo Dpcm emanato dal Governo.
“L'isterismo collettivo sta distruggendo l'economia della Nazione. Siamo governati da chi non ha mai lavorato, - dichiara Nucera - i nostri politici hanno diffuso nel paese la cultura dell'assistenzialismo e del sussidio che facilitano il piacere di rimanere comodi sul divano. Sono decine le attività bloccate che creano Pil, dando lavoro ad un’ampia fetta di italiani, che ancora aspettano gli aiuti economici promessi dal Governo a marzo.
Non ci sono ragioni sensate - sottolinea - per estendere alla Calabria le forti misure restrittive valide per le regioni più colpite del Covid-19. In diverse occasioni il Governo aveva rassicurato che con la nuova ondata di contagi sarebbe intervenuto con restrizioni locali, destinate ai territori in difficoltà. Parole che hanno avuto un seguito nei fatti, così la Calabria nonostante una situazione gestibile e non allarmante si ritrova nuovamente blindata.
La scelta pare fortemente illogica anche alla luce di tutte le aziende e attività che si erano premunite, con una spesa importante, a mettere in sicurezza i luoghi di lavoro, le imprese, i centri sportivi, i bar e i ristoranti. Al danno si aggiunge così la beffa, di questo passo la Calabria è destinata inevitabilmente a naufragare.
Il Covid-19 esiste e va gestito attraverso il rigoroso rispetto di tutte le norme che tutta la popolazione conosce alla perfezione. Chiudere in maniera indiscriminata tutta Italia, comprendendo regioni come la Calabria meno colpite dal virus, è un atto insensato e – conclude il Presidente de ‘La Calabria che vogliamo’ - che rischia di rappresentare la mazzata definitiva per un territorio già in estrema difficoltà come il nostro”.