Processo “Rinascita Scott”, il pentito Schiavone sceglie di non rispondere
Scena muta per il collaboratore di giustizia Salvatore Schiavone. L’uomo nell’udienza del processo Rinascita Scott, che si sta svolgendo a Lamezia Terme, alla domanda di rito del presidente del Collegio se volesse avvalersi della “facoltà di non rispondere” – in quanto imputato in procedimento connesso -, il 46enne a sorpresa ha risposto che era sua intenzione farlo.
Nell’aula bunker lametina è subito calato il silenzio, mentre la presidente del Tribunale, Brigida Cavasino, ha riformulato la domanda e Schiavone ha deciso di non ì in conferenza audio-video da una località protetta.
Il pm della Dda, Antonio De Bernardo, ha quindi congedato il teste, affermando che la “procura prenderà i dovuti provvedimenti”.
La collaborazione di Schiavone era partita dopo le indagini della della Dda di Catanzaro che il 19 giugno 2020 hanno portato all’arresto di undici persone per traffico di droga dal Brasile e dall’Albania, legato alla figura del presunto boss Peppone Accorinti.
Il Tribunale di Vibo Valentia, presieduto da Brigida Cavasino, ha accolto la richiesta della Dda di Catanzaro di sospendere i termini di durata massima della custodia cautelare per gli imputati che si trovano in stato di detenzione.
La sospensione è prevista dall’articolo 304 del Codice di procedura penale quando ci si trova di fronte a dibattimenti complessi, come il caso del processo Rinascita-Scott, viste le numerose udienze da svolgere e l’elevato numero di testi da sentire.
(ultimo aggiornamento 21.27)