‘Ndrangheta e imprenditoria: confisca da 212milioni al “miliardario del bitume”
Ammonta a più di 212 milioni di euro (QUI) il patrimonio che stamani è stato confiscato a Domenico Gallo, imprenditore 65enne ritenuto contiguo alle cosche dei Piromalli e Zagari-Fazzalari, che operano nel mandamento tirrenico della ‘ndrangheta reggina.
Secondo gli inquirenti, Gallo - definito da un collaboratore di giustizia come il “miliardario del bitume” - nel giro di qualche decade avrebbe costruito una “amalgama” con esponenti della ‘ndrangheta, uomini della Pubblica Amministrazione e faccendieri che gli avrebbe consentito di accaparrarsi l’esecuzione di grandi opere pubbliche.
Dunque si confermerebbe quanto è stato evidenziato da informative di Polizia sul suo conto addirittura sin dal lontano 1985, quando veniva già indicato come un “emergente elemento di spicco” della nuova alleanza tra l’imprenditoria considerata mafiosa ed il mondo politico-amministrativo, a livello locale e nazionale.
La figura dell’imprenditore, nel corso del tempo, è emersa anche dalle indagini eseguito nell’ambito di numerose operazioni e, nello specifico, “Cumbertazione” (QUI), “Martingala” (QUI) e “Waterfront” (QUI), indagini condotte dal Gico di Reggio Calabria e dallo Scico, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di del capoluogo dello Stretto.
Il coinvolgimento di Gallo in contesti della criminalità organizzata – quanto alla contestazione di reati finanziari e contro la P.A. – sarebbe emerso, inoltre, da altre importanti inchieste nazionali, tra le quali spiccano le operazioni “Chaos”, “Amalgama”, “Arka di Noè” e “Red Line”.
Significativa, dunque, è risultata la sproporzione tra il profilo reddituale e quello patrimoniale del nucleo familiare dell’imprenditore e, soprattutto, l’utilizzo da parte sua di una serie di società direttamente o indirettamente a lui riconducibili o, comunque, nella sua disponibilità, ed attraverso le quali avrebbe operato illecitamente in diversi contesti territoriali sia provinciali che nazionali.
Stamani, quindi, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia locale, diretta dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, hanno eseguito la confisca di 13 società di capitali e relativo patrimonio aziendale; quote societarie di una società di capitali; 11 beni immobili tra terreni e fabbricati e tra cui una villa di pregio; un autoveicolo; dodici orologi di noti marchi e svariate disponibilità finanziarie (rapporti bancari e assicurativi).
Il provvedimento, adottato su richiesta del Procuratore Capo, dell’Aggiunto Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Gianluca Gelso, prevede anche la sorveglianza speciale di P.S. per 5 anni e colpisce un patrimonio che non era stato aggredito dalle indagini precedenti, confermando, al contempo, la misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dei beni intestati o riconducibili già disposta dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale reggino.