Droga e armi a Trani: sette arresti in Puglia, il blitz arriva anche in Calabria
Detenzione e traffico di stupefacenti, possesso di armi da sparo comuni e da guerra. Queste le accuse a vario titolo contestate a sette persone finite oggi in arresto e che, secondo gli inquirenti, avrebbero gestito una vera e propria base logistica con modalità mafiose, garantendo “un forte legame di mutuo soccorso”, così come messo nero su bianco dai Carabinieri.
Ma non solo: documentata anche l’erogazione di un sostegno economico alle famiglie dei carcerati, e la copertura delle spese legali e processuali che coinvolgevano i membri del sodalizio.
Sono stati i militari di Locri a coordinare gli interventi in terra calabra dell’Operazione Knockout (QUI), che ha coinvolto sette soggetti ritenuti vicini al clan Carbone-Gallone di Trinitapoli, in Puglia.
Un’inchiesta, questa, svolta prevalentemente tra Trani e Foggia, dove le attività, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, si sono focalizzate dal 2019, a seguito di un’ulteriore operazione, denominata Nemesi, che aveva già coinvolto due degli odierni indagati.
Uno di loro si trovava a Siderno, dove è stato individuato e raggiunto dai militari.
IL PRIMO INDIZIO
L’operazione nasce da un controllo effettuato il 13 aprile del 2019, quando Gennaro e Salvatore Romanelli, rispettivamente padre e figlio, vennero sorpresi in possesso di circa 4 chili tra hashish e marijuana, un giubbotto antiproiettile, un revolver ed una mitraglietta con relativo munizionamento.
Utilizzata come deposito, l’abitazione di Gennaro Romanelli, incensurato, sarebbe così divenuta una vera e propria base logistica gestita da Luisa Capogna, che avrebbe gestito lo smercio affidandolo ad Armando Presta, Emmanuele Sebastiani e Luca Soldano.
La base era fornita di ogni misura di sicurezza, tra cui una pistola nascosto al di sotto di un fasciatoio, riferibile ad un’altra indagata, Debora Lupo, moglie di Salvatore e dunque nuora di Gennaro Romanelli.
L'OPERAZIONE NEMESI
Un’altra operazione, condotta il 7 giugno sempre del 2019, portò all’arresto di Emanuele Sebastiani e di Armando Presta, ritenuti a disposizione del clan Carbone-Gallone.
I due infatti avrebbero dovuto compiere un atto di fuoco nel vicino comune di San Ferdinando di Puglia, colpendo il clan avversario dei Valerio-Visaggio.
Le operazioni dei Carabinieri hanno però evitato il fatto di sangue, riuscendo a cogliere in flagranza i due mentre si incontravano con Giuseppe Gallopane.
In quel periodo si registrarono infatti forti fibrillazioni tra i gruppi criminali del foggiano, intenzionati a compiere diverse azioni di fuoco. I due soggetti furono così condannati in primo grado, con l’aggravante del metodo mafioso, a 3 anni e 4 mesi di reclusione, oltre che ad una multa di 10 mila euro.
GLI ARRESTATI
Finiscono così in carcere Luisa Capogna, trentanovenne, Armando Presta, cinquantenne, Salvatore Romanelli, trentanovenne ed Emanuele Sebastiani, quarantacinquenne. Ai domiciliari invece Debora Lupo, ventitrenne, Gennaro Romanelli, sessantaseienne, e Luca Soldano, quarantacinquenne.