Storie di Calabria nel libro di Antonio Cannone “aMalavita”
Racconta la Calabria il nuovo romanzo di Antonio Cannone dal titolo “aMalavita”. Il libro, edito da Città del Sole-Reggio Calabria, e “un sussidiario della società calabrese, una chiave di lettura socio-antropologica della calabresitudine che non rende dissimile la regione da tante altre aree che hanno patito storie di violenza, devastazioni, sfruttamento e sottosviluppo. Un romanzo di formazione che spesso utilizza sapientemente l’espediente narrativo dei “dialoghi strani colti al volo” dal giovane protagonista”, scrive l’editore Franco Arcidiaco.
Si tratta di un romanzo che racconta la storia di un’infanzia in Calabria. Al Sud del Sud, vista attraverso gli occhi di Totò che vive - tra ribellione interiore e spensieratezza - gli anni della prima infatuazione; delle prime amicizie e dei giochi di quartiere. Passando dalle esperienze di gruppo e attraversando storie fra emarginazione e delinquenza, povertà e consapevolezza di una realtà difficile segnata da profonde ingiustizie ed eventi dolorosi e spregevoli.
Un racconto in cui il protagonista, tramite i suoi dubbi, le sue angosce, le sue paure e anche le sue gioie, restituisce uno spaccato di vita di un passato che finisce per prendere la forma del presente e ci riporta all’oggi con le implicazioni nel tessuto sociale esercitate da una ‘ndrangheta più che mai padrona delle sorti del territorio calabrese e non solo.
“In questo libro - dichiara l'autore - racconto di come si può essere persone impegnate che credono in una società diversa, libera e senza legami sospetti, e di come si può stare dall’altra parte e pensare di dettare le regole con la forza, la corruzione, la vendetta e i brogli. In Calabria, il confine tra questi due mondi è labile ed è il paradigma su cui poggia la società. La mafia - prosegue Cannone - nasce da quelli che sembrano piccoli gesti. Piccoli ammiccamenti, facili elargizioni anche di un semplice sì che appare quasi un gesto di cortesia, ma poi finisce per incastrarti”.
“Il lavoro della Dda e delle forze dell’ordine è straordinario, ma occorre comprendere come la ‘ndrangheta si è evoluta ed è diventata un modo di vivere. Una cultura. Questo libro racconta storie vere anche se romanzate ambientate nei quartieri di una città calabrese. L’inizio dell’agire di una cultura criminale che si perpetua ancora oggi, tra segreti di privati cittadini, combutte di politici con boss e uomini di banche. E dove si intrecciano storie di giovani di strada; di preti peccatori e di una condizione sociale dei protagonisti sempre in bilico tra la vita e la morte. Tra il bene e il male”, conclude Cannone.